Capitolo 2° - Le nuove campane - 2001.


Pazientare nella lettura è la virtù necessaria che permette di capire la storia qualora si è seriamente intenzionati introdursi nella quotidianità dei popoli e negli ideali del loro tempo. (A. B)

Per facilitare la lettura si consiglia seguire per ordine di successione i capoversi colorati in bleu. In caso contrario s'incontrerebbero malintesi.

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Capitolo secondo - 2001 **


Le nuove Campane

Garanzia dei sacri bronzi.
Il 29 settembre 1952 la ditta Francesco Ing. De Poli di Vittorio Veneto, garantiva per un totale di lire 2.912.000, l'accordo musicale perfetto per le tre campane. Assicurava inoltre un ottimo concerto perfettamente intonato con l'impiego di Bronzo della migliore qualità e al massimo raggio di diffusione. S'impegnava di fornire tutta l'assistenza tecnica e i suggerimenti necessari per la finitura del castello della cella campanaria e per eventuali accordi con l'architetto prof. Scattolin. "La parte esterna delle campane", scrive ancora l'ingegnere "verranno ornate con quelle immagini ed iscrizioni che il parroco crederà opportuno indicare". 

Le iscrizioni sulle campane.
E don Scattolin, divenuto frattanto arciprete, non se lo fece ripetere due volte, e in data 8 luglio 1954 si raccomandava che i nomi e le immagini fuse sulle campane siano: "artistiche e veramente belle, per questo scelgo le più comuni e penso che sia onore della vostra ditta farle belle". E quindi indica le preferenze. 

Sulla campana maggiore battezzata Maria dedicata ai defunti, dichiara:
"Desidero l'immagine dell'Immacolata o una bella Madonna col Bambino, poi vi aggiungerei un bel S. Giuseppe che non sia vecchio, un bel Sacro Cuore di Gesù, non con il cuore in mano e un bel S. Michele Arcangelo".

I nomi dei defunti sulla campana maggiore: Maria. 
"Desidero i nomi dei seguenti defunti: Cesare De Martin parroco, 1903/1923 - Giuseppe Bettiolo parroco 1923/1934 - Don Silvio Fregnan e genitori Ettore e Clelia. 
Rallo Antonio - De Pazzi Tullio - Guarato Tiziano e Silvano - Citta Ernani - Cadamuro Maria in Lucatello - Goi Ugo - Romano Giuseppe - Rocchi Luigi - Marino Bon - Tosatto Maria in Bellio Angelo - Pavan Giuseppe sacrestano - Chiodelli Doralice in Cesaro - Scattolin Antonio e Luigia - Scattolin Santa e Parravicini Giorgio - Carnietto Lines in Brentel Antonio - Mestriner Giuseppe, Cleanto e Busatto Virginio - Battanoli Cesare, Erminio, Carlo e Adriano - Buratto Vittorio - Brentel Alessandro e Rosina Domenica - Cusin Primo - Smiderle Giacinto - Gasparini Gildo - Fiozzo Attilio - Bastianetto Celestino - Bisiol Bruno - Morandin Vittoria Emma in Calza - De Lazzari Angelo e Rosa - Zanchetta Emilio - De Stales Antonio e Marcon Carolina - Cav. Giuseppe Franchin". (1) 

(1) Per evidente inacessibilità sul luogo delle campane e di lettura sui nominativi citati
, sono stati viceversa ricavati dai documenti e riportati sui capitoli n° II° e III°.   Sul II° rispetto al seguente sono state inserite ulteriori notifiche in quanto appaiono i nominativi delle persone con le quali il parroco Scattolin don Carlo aveva un rapporto confidenziale. In primo luogo con quanti si sono sacrificati per il paese, chi nella Resistenza, altri nello sport, in beneficenza, nella fede, acclusi i parroci precursori. 

Vedi esempio: Battanoli Cesare e i fratelli Ermino, Carlo e Adriano figli di Pio e dell'ostetrica Costacurta Irene. Levatrice del paese e madre dei citati ragazzi, venne esonerata per motivi politici dalla carica municipale ed espulsa nel primo dopoguerra mediante votazione popolare. Secondo il parroco Scattolin a ricordo del giudizio ritenuto erroneo, decise di annettere sulla campana maggiore i nomi dei figli della Costacurta e del marito Pio, tra cui il figlio Cesare fucilato in tragiche circostanze. 
Sulla medesima campana spunta anche il nome del partigiano e benefattore di Quarto d'Altino onorevole Celeste Bastianetto. Emerge anche il partigiano Guarato Tiziano accanto al nome del figlio Silvano: giovane atleta che morì per malattia. Infine Rocchi Luigi di anni 12 amico del sottoscritto, figlio dell'ostetrica del paese sig.ra Nella Stoppa in Rocchi Aldo. Luigi morì il 14 agosto 1957 dopo lunga malattia.  

Sulla campana mezzana di nome Teresa dedicata ai vivi, aggiunge. 
"Desidero una bella S. Teresa del Bambino Gesù, a cui aggiungerei un bel S. Antonio col Bambino Gesù, poi un bel S. Pio X. e un bel S. Liberale di Altino". 

I nomi dei vivi sulla mezzana Teresa. 
"Scattolin Lino Architetto - Beraldo Marco e Albina - Autocorriere Siamic - Cereria Ditta Ermini - Autocorriere F.A.P. - Vecal Veneta Carburanti - Officine Meccaniche Benetton - Ammessi alla prima S. Comunione 24/5/1964 - Cresimati 20/6/1964- Classe V^ elementare fine corso inferiore di catechismo 14/6/1964". (2)

(2) Sulla campana Teresa appare "l'officina meccanica Benetton" ditta che realizzò la statua in acciaio dell'Arcangelo. Segue il progettista del campanile "Scattolin Lino Architetto". Vi sono inoltre i giovani della 1^ comunione 1964, i cresimati 1964 e della classe V^ elementare. Questi ragazzi sono stati benedetti e ricordati da don Scattolin finché le campane dureranno.

La campana minore di nome Agnese. 
"Desidero una bella immagine della martire - e poi una bella Sacra Famiglia - Un S. Giovanni Bosco - Un bel S. Luigi Gonzaga". 
Sull'Agnese, la più piccola delle tre campane, non poté aggiungervi altro in quanto di modeste proporzioni. 

Le raccomandazioni del parroco alla ditta De Poli.
"Desidero che il lavoro e le incisioni siano fatte Bene e perciò meglio tardare qualche giorno perché tutto riesca bene e piacevole. Ossequi."
   
Il 22 settembre 1964, l'azienda comunale presieduta dal sindaco Cesaro, propose un contributo di lire 70.000 per ognuna delle tre parrocchie del comune, per far fronte alle spese della presentata fattura restituita al Bassetto. "Oggetto fattura Bassetto Tiziano lavori per posa in opera campane". L'installazione del castello di ferro a sostegno delle tre campane è opera della ditta Morellato di Falzè di Trevignano. 

La prima diffusione sonora: 3 settembre 1964. 
                                      (Memorabile per l'affluenza popolare)

Durante la solenne ricorrenza del 3 settembre dedicata a S. Pio X. (3) benefattore della chiesa di Quarto d'Altino, vennero scanditi per la prima volta i suoni delle tre campane. Per l'occasione Scattolin don Carlo, inviava il presente messaggio alle famiglie, ricordando l'evento il giorno dopo. 
"Oggi giovedì 3 settembre 1964 i sacri bronzi iniziarono a diffondere i loro suoni riempiendo di gioia tutti i parrocchiani che tanto contribuirono con le loro offerte per l'opera. Siano le campane per tutti la voce di Dio! Che tutti l'ascoltino e diano al Signore onore e gloria!" 

(3) Per quanti seguono il calendario del Vetus Ordo Missae, S. Pio X si festeggia ogni 3 settembre. Alla ricorrenza praticata anche dal parroco Scattolin, si deve anche l'odierna via di Quarto d'Altino dedicata al Santo di Riese. (Oggi Riese S. Pio X) Il Parroco ne fece richiesta all'amministrazione comunale durante gli anni cinquanta del novecento.    

Complessivamente le tre campane pesavano quintali 27,72 e nonostante il pesante carico, vennero collocate lungo il corridoio centrale della chiesa. Il 30 agosto 1964, durante la cerimonia tenuta dal Vescovo Ausiliare di Venezia mons. Olivotti, presenti una moltitudine di persone, benedisse i sacri bronzi. Le operazioni di posa scattarono il 31 agosto 1964: giorno successivo la visita di mons. Olivotti e nella tarda mattinata del 3 settembre, (Celebrazione S. Pio X) le campane già emettevano i primi rintocchi
Si chiudeva finalmente, un periodo e un attività durata e costata alla popolazione un ventennio e più di sacrifici... e non era ancora finita. Pesava ancora il debito delle campane di lire 2.350,000: un'insolvenza che l'intera comunità doveva ancora estinguere..... e che estinse.

Il primo rintocco e l'impazienza dei "Piassarotti".

Riuniti quel mattino presso l'antistante piazzetta Municipale i "Piassarotti" di Quarto, (residenti in piazza) gli facevano eco dei gruppi posizionati accanto alle scuole elementari in via Stazione. Altri invece, dinanzi l'osteria Perazza protetti da una tettoia in lamiera di metallo (4) sparsi ma intenti a scambi di vedute. Divisi in gruppi, discutevano se la ditta De Poli avesse potuto azionare le campane nella tarda mattinata del 2 settembre 1964. Nell'attesa, si sfidavano pronosticando l'ora dell'evento che non arrivava, e tra le tante previsioni, si notava frattanto un via vai di passanti estranei all'evento che ignari della novità, si chiedevano il motivo della riunione di piazza.

Alla riunione ispirata e gestita dai presenti, si fondava anche l'ipotizzato ritardo annunciato il giorno precedente dal parroco, il quale avendo diagnosticato la difficoltà della sollevazione e della fissazione delle tre campane (Sopra la cella campanaria) temeva dei probabili rallentamenti. 
Alla giusta preoccupazione veniva ad aggiungersi anche il problema del transito dei collegamenti elettrici dove la Cellina erogatrice si trovava dislocata al pianterreno. In breve, si dovevano condurre i fili elettrici sino alla cella campanaria dove le difficoltà di posizionamento non erano indicate al movimento circolare delle ruote, che spinte dall'energia elettrica dovevano muovere le campane al suono. 
Giudicato dunque la complessità di lavoro, don Scattolin dubitava della data diffusa dalla ditta De Poli o almeno vi sperava in quanto il giorno dopo si sarebbe festeggiato S. Pio X. 
Infine giunse la scampanellata generale che segnò come disse il prelato, l'inizio di un epoca nuova, e i suoni manco a dirlo, eruppero proprio il giorno in cui il parroco lo aveva pronosticato: il 3 settembre 1964.

(4) I gruppi erano divisi tra la piazzetta lato nord fronte il vecchio Municipio accanto al quale esisteva il getto continuo della fontana comunale. Per quanto riguarda l'osteria Perazza non è più sede di ritrovo  bensì appare come struttura in abbandono. E' anche priva del grande porticato sotto il quale i "piassarotti" e curiosi, s'intrattenevano ad osservare l'attività degli installatori.  

Qualcuno addirittura portò i binocoli da casa, con i quali controllava l'attività dei tecnici imbracati sul castello ipotizzando il momento in cui le campane avrebbero diffuso i primi suoni. Intervenuto frattanto un banale equivoco, rimandò l'inaugurazione il mattino successivo. 
Com'era poi da prevedere, vi partecipò il giorno seguente un gran numero di persone compresi alcuni abitanti delle circostanti frazioni. Vi prese parte persino il sottoscritto che per oltre un ventennio aveva osservato dalla propria abitazione il giornaliero livello acquisito dalla Torre. 

Motivo per cui, affermare oggi di averlo veduto innalzarsi pietra su pietra,  non è mai stato per quanto mi riguarda sinonimo di vanità, né mai mi sono arrogato del merito dell'ipotizzato primato, neanche quando avevo interrotto per brevi periodi il proseguo della Torre. E se davvero merito c'è stato, lo devo ai lavoratori della conosciuta impresa parrocchiale, non escluso il parroco che delle informazioni ricevute furono sempre sobriamente misurate, necessarie per capire i segreti della solidità flessibilità del campanile. Ebbene tutto questo non è sicuramente merito, bensì curiosità, previdenza e sentimento.

D'altra parte all'epoca, mi sentivo anche motivato dal fatto che abitando a pochi metri dalla Torre, (sino a 29 anni di età) per cui possedevo solide ragioni per chiedere le necessarie informazioni e in base alle quali mi venivano comunicate.   



Foto archivio storico Alfio Giovanni Bonesso. Copyright dell'autore. 

Vedi il castello in ferro su cui sono state applicate le tre campane sospinte dal movimento rotante delle cerchiature. La quarta campana, ovvero il sonello, verrà collocata in seguito dal parroco Fassina don Gianni. Quel giorno era presente anche il sottoscritto che realizzò a ricordo dell'evento una serie di scatti fotografici. Sul fondo si nota il monumento ai caduti e le vecchie scuole elementari. 

Animato dalla dimensione e dallo sviluppo del campanile, spronato inoltre da una curiosità in crescendo, potrei oggi affermare ricordando quei giorni essere stato tra i pochi a contatto pressoché permanete con la Torre. Una presenza dunque stabile e giornaliera anche quando all'uscita dalla scuola vi sostavo a lungo provando meraviglia. E poi, mi sembrava talmente naturale aver gioito più intensamente quando poco dopo riprendevo lo spettacolo visivo dalla terrazza dove abitavo. Da quella posizione privilegiata e pure al riparo dalle giornate fredde e  piogge persistenti, mi consentiva la veduta del colosso in ascesa. E pertanto, non potendo mancare il giorno dell'evento sonoro, impugnai la bicicletta e mi recai nei luoghi dove la cittadinanza pareva meno ammucchiata.  


Foto archivio storico Alfio Giovanni Bonesso. Copyright dell'autore  

A sinistra mio padre Luigi Giovanni dalla terrazza di casa verso la Torre. A destra il figlio Alfio Giovanni nella medesima posizione. Divenne appassionato ricercatore per la storia del campanile su indicazione del padre. Nota a six sul fondo della foto appoggiati alla chiesa una serie di parapetti in marmo inutilizzati. Dalla lucentezza paiono appena estratti dalla cava Astari di Conco Vicenza. In realtà non lo sono affatto in quanto la Torre come si nota, è ultimata in ogni particolare con l'Arcangelo Michele aleggiante sulla sommità.   
E noto d'altra parte che la sospensione del campanile a m. 40 (Getto cella campanaria) causò una sensibile eccedenza di materiali edili, tra cui nella foto si notano una serie di parapetti destinati a delimitare le finestre irrealizzate. 

Giunto sul posto mi resi istantaneamente conto delle attenzioni con cui il pubblico tendeva lo sguardo verso la sommità. 
Interessati senza alcun dubbio dalla conclusione del campanile, eppure l'attrazione di quel giorno s'indirizzava diversamente sulle gigantesche campane rispetto alle tre minori e fuse. C'è da chiedersi peraltro, cosa mai avessero avuto di motivato o di prezioso tanto da smuovere da casa animando gruppi di persone. Al momento non me lo chiesi. 
Anni dopo, analizzando il profilo dell'etica religiosa della popolazione presente quel giorno, riscontrai essere più ricca di valori cristiani di quanto l'odierna popolazione oggi esprime. Erano dunque le campane la causa di tanto fervore? Allo stato attuale risponderei affermativamente.   

Insomma, a mio d'intendere la folla, pareva presa da un comportamento piuttosto strano al quale tenterò impegnando le mie limitate capacità, riportando per iscritto quanto udii e notai in quella calda mattinata del 3 settembre 1964. Proseguendo poi nell'analisi e cercando di capire le formulazioni sentimentali dei presenti, non potei fare a meno di aggiungervi anche alcuni esempi morali. 
Messaggi dunque, che avevano a che fare coi valori per la chiesa e che inevitabilmente venivano trasmessi alle persone accanto, senza che queste si rendessero conto d'imitare chi gliele aveva ispirate. E da questi atteggiamenti si capiva che qualcosa di strano palpitava dentro. (5) 
Non tutti però provavano gli stessi sentimenti, se non la curiosità di udire per la prima volta il suono delle nuove campane, per le quali un'intero paese si dedicò anni prima, nella raccolta di rame e di sostanze ferrose. (Ricordate la bomba?) Indice senza dubbio, della volontà di un'intero paese che ne aveva ammassato a quintali per la fusione.    

(5) Il racconto effettuato in 6 brani è stato tolto e riportato in un capitolo a parte. Si è ritenuto sotto il profilo del pro erigendo campanile e campane, non fosse interessante ai fini preposti. D'altra parte non ho saputo rinunciare alla diffusione del primo, dove casualmente m'incontrai con una delle tante zie. (Zia Pierina ereditata non consanguinea) Vedi sotto.

Ecco il brano ritenuto sotto il profilo religioso  più interessante dei 6 realizzati.

Erano davvero degli istanti curiosi e vibranti... ed anche per così dire un tantino ironici, ripensando ad esempio al frettoloso e abituale rincasare della zia Pierina, quando allontanatasi dall'alloggio nel quale abitava, coglieva l'opportunità per uscire durante la fase inaugurativa delle campane. E interrompendo con tutta l'intenzione di sospendere le faccende domestiche, giustificava la momentanea assenza ad una presunta carenza di cibo. E così senza addurre ragioni, si diresse verso la piazza dove la vidi concentrata assistere all'esecuzione sonora. 

Fatta la spesa e uscita dalla macelleria "Boccalletto" (Via Sile fronte campanile) attendeva pur fra tanta e dichiarata fretta, i 12 rintocchi di mezzogiorno. Non si conoscono i veri motivi per i quali la zia al corrente della manifestazione, perché mai avesse dovuto ritardare il pranzo col finto proposito della spesa ai vecchi genitori. Senza contare poi, che lo aveva ritardato anche a se stessa. Probabilmente ritardandolo evitava anche le faccende domestiche. Ma giudicato l'intento col senno di poi, dovetti recedere dal giudizio affrettato. 

Giunto improvviso lo strepito, durante il quale la zia aveva frattanto assunto un'espressione per così dire assente dal tempo presente, 
e io stesso sorpreso osservandola da breve distanza, pareva oggetto di mira da un'improvvisa visione mistica. E questa trasmissione le aveva persino mutato il pallore del viso. Magari chissà, avrebbe potuto dipendere anche dal fascino suggestivo del suono delle campane che sino a quel momento nessuno le aveva mai udite. 
Era chiaro comunque che la mia presenza fisica non era neppure percepita e non sapendo cosa dire e nemmeno che fare, non trovai altra ragione che starmene zitto, finché la zia rinvenne. Recuperata la coscienza mi rivolse alcune parole che ripeto in breve. Ed ecco la fase con la quale si svolse l'impulso ottenuto sotto particolari e ignote condizioni.

Al suono disteso delle campane, la zia elevava silenziosa e solerte le mani e lo sguardo in direzione dei suoni, e ringraziando tacitamente il cielo, peraltro commossa, pronunciava il tono sommesso il nome di Maria
Quale Maria ringraziasse non avevo al momento alcun dubbio, e chi altri se non Maria di Nazareth!  Ma quando appresi il nome della campana maggiore che all'epoca non conoscevo, cessato frattanto l'incantesimo della zia, rispose: "quella dedicata a Maria". (La campana ovviamente) Rimasi senza parole. congedandosi, si allontanava cartoccio della spesa in mano in direzione di casa. Ecco, questo è uno dei tipici esempi dei 6 verificati, simili e non estranei, al sentimento devozionale emerso durante il raduno popolare.           
                      
Morale. Non ricordo da dove ho potuto trarre questa bella espressione ritenuta adatta al comportamento della zia e che ora ripeto. Eccola. "coloro i quali si accontentano delle piccole felicità giornaliere, raccolgono anche nell'animo loro i piaceri provati nella giornata"
La massima di chissà quale eminente letterato, potrebbe benissimo avvicinarsi a quei pochi momenti vissuti in piazza dalla Pierina, la quale, nel momento in cui rientrò in casa fu inevitabilmente rimproverata dai familiari. Ma quando questi udirono i rintocchi da lontano, pur pranzato in ritardo e insolentita la figlia, provarono la stessa emozione avvertita dalla Pierina.
Ecco dunque la soluzione di quanto e come i rimproveri si possano facilmente eliminare sostituendoli con le "felicità giornaliere". E questa credo, possa essere la stessa felicità accennata dal poeta che per suo merito, venne ritrasmessa a quanti udirono i suoni delle campane, rivelandosi dapprima, alla Pierina e ai genitori di lei.  

Non è un quadretto inventato.

La breve descrizione di quel giovedì 3 settembre 1964, sembrerebbe in prima lettura un quadretto tutto inventato. E' invece il racconto dell'evolversi di poche ore trascorse dal narratore transitando in bicicletta tra il centro del paese, via Marconi e il ponte sul fiume Sile, luoghi nei quali mi apparvero le scenette qui riportate. 
E assistendovi, non vi aggiunsi niente di più di quanto vidi, né favorii un evento che tutto sommato aveva già conquistato tutto da sé. In seguito al particolare evento, gli effetti del tempo si fecero sentire. E narrando le vicende umane modificate in banali episodi della società, vennero riusati e impresso loro, tutto il carattere di una leggenda. Ma non lo è. 

Non si è detto comunque tutto. 

Dopo un ventennio e più terminava così, anche l'ingenerosa ironia diffusa dai paesi limitrofi. Ora il campanile di Quarto d'Altino, pure nella sua leggenda e per certi versi anche temeraria, segnata peraltro nella giornata più significativa della sua storia, (S. Pio X benefattore della parrocchia) si è fatta finalmente realtà. La Torre oggi si è anche trasformata in un positivo elemento di venerazione. E' ammirata vedi caso indicativo, proprio da quanti all'epoca canzonavano il paese, quando appunto S. Michele del Quarto, privo del campanile, della scuola materna e della chiesa, mostrava tutta la propria preoccupazione. Un timore senza dubbio, benché sorretto, raccolto e diffuso in grande, tra la speranza e la povertà.

                          
.... un anno dopo la diffusione sonora
                                                          
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Il provvedimento di carattere legislativo evitò i suoni rumorosi pervenuti dalle campane di Musestre

Consapevole del disturbo provocato dalle campane di Musestre e secondo quanto il decreto diffuso sul bollettino "Avvenire d'Italia" emesso l'11 agosto 1965 suggeriva ai parroci del Patriarcato veneziano di moderare gli squilli delle proprie campane, regolandole in toni, contenuti e ore appropriate. 
Al corrente  Scattolin don Carlo scriveva una lettera di protesta a Mons. Giovanni Card. Urbani Patriarca di Venezia, lamentandosi dei suoni che "pervengono di là del fiume Sile e che proseguono senza limite alcuno". 

Premesso che il parroco aveva già riferito il problema dei suoni al Pro Vicario Mori, il quale dandogli parere favorevole consigliò di procedere. Grazie dunque all'appoggio dell'autorevole prelato, il rev. Scattolin, poneva la questione al suo Patriarca scrivendogli quanto segue: "a 200 metri vi è una parrocchia della diocesi di Treviso (Musestre) che si suona molto dalle ore 4,30 del mattino e per tutto Luglio, attualmente dalle 5,30 a più riprese sia di festa che nei giorni feriali, ed il suono acquista forza dalle acque di quel fiume (Il Sile) che bagna e scorre presso la chiesa di quella parrocchia"..... mi parrebbe quindi che si potesse limitare di molto il suono....."  

Probabilmente il rev. Scattolin aveva già ricevuto le giuste proteste dai propri parrocchiani che infastiditi dalla regolarità dei botti provocati dalle campane di Musestre, suonavano senza ritegno dalle ore 4,30 del mattino (Solo a Luglio) e nei mesi successivi alle 5,30 per tutta la durata dell'anno. Sulla circostanza prendeva posizione don Scattolin che non esitò a suggerire al Patriarca Card Urbani "quando basterebbe suonare per solo mezzo minuto e, nei giorni feriali con alcuni rintocchi".

La responsabilità dei 4 milioni di lire... 
e l'orologio a polso che salvo rari casi i poveri non posseggono.

E indispettito continua: "... che, se anche in diocesi di Treviso (Senza mai citare Musestre legato al fiume Sile) vi fosse un decreto come avvenuto per il Patriarcato di Venezia, la soluzione mi pare, sarebbe più chiara" . 
Il prelato di Quarto d'Altino vorrebbe che questa parrocchia responsabile  dell'aggressiva sonorità, si allineasse a quella di S. Michele che suona molto meno, pur.. "considerando che prima delle 7 del mattino non si dovrebbe suonare e che ciò susciterebbe una reazione (negativa) dei miei parrocchiani che, lentamente è vero ma con lodevole fedeltà, in due anni hanno contribuito consegnandomi 4 milioni di Lire per le campane..." E tutto sommato... "i parrocchiani amerebbero udirle anche qualcosa prima delle ore sette (Magari anche a rintocchi ogni mezzora) in quanto per spostarsi in corriera, (Autobus) in treno e quant'altro avrebbero dovuto munirsi dell'orologio a polso, che salvo rari casi non posseggono".

La riflessione del parroco Scattolin che per ovvie ragioni pare si sia accollata la difesa dei propri parrocchiani, scende dunque in campo tutelando anche i suoni delle proprie campane, aggiungendo che:" ... anche a Quarto mi parrebbe si potesse limitare di molto il suono, per la 1^ santa messa festiva che inizia alle ore 6 d'estate e 6,30 d'inverno, dando il segnale dell'Avemaria per solo mezzo minuto e non per tre...."

I benestanti.... pur avendo l'orologio e la radio in casa.

E proponendo soluzioni diverse, non esita ancora una volta far notare al Patriarca che vi sono persone:"... di un certo gruppo e sono quelli del centro - (i benestanti della piazza) - che hanno dato ben poco per la spesa delle campane in confronto degli operai e dei contadini, ebbene questo gruppo - (riferendosi sempre ai benestanti) godrebbe del provvedimento dei segnali - (cioè dei rintocchi ad ore) - poiché abitando vicino alla chiesa,  il suono per loro è una regola per l'inizio della nuova giornata, pur avendo l'orologio e la radio in casa..."

L'orologio a Sveglia

Per quanto necessari questi strumenti utili a misurare il tempo,  non erano molto praticati tra gli operai e contadini dell'epoca, i quali com'è noto possedevano soltanto "l'orologio a Sveglia" piazzato sul comodino della camera da letto e durante la giornata la riponevano in bella vista sulla credenza della cucina. 
E pur considerando l'orologio a polso e radio di utilità generale e nello stesso tempo molto dispendiosi, non erano ritenuti tra i primi oggetti da acquistare. Non lo erano perché gran parte della popolazione si era impegnata a saldare i debiti delle campane. 
Un patto siglato col parroco cui dovevano tenerne conto adempiendo alla trattativa, quando pure fossero frenati dal costo economico per la vita giornaliera. Difficilmente perciò, riuscivano ottenere risparmi. 
Cosicché il sospirato orologio a polso e magari anche la radio, rimasero per la gente di campagna, solamente elementi lontani dalla loro portata. Per non parlare poi della televisione in bianco nero: astro nascente del momento.

La rivoluzione sonora.

L'iniziativa di don Scattolin produsse dunque un nuovo modello di sveglia mattiniera con la quale il suono distribuito dalle campane, metteva in piedi lavoratori, famiglie e studenti. Un esempio dal quale da li a breve emersero mentalità diverse, capaci a far rispettare la tranquillità dei paesi limitrofi e, una novità tale che venne imitata ovunque. Insomma il parroco Scattolin creò un sistema psicologico generale, dal quale non era così facile sottrarsi, se non con una risposta positiva e uguale per tutti i paesi, anche del trevigiano. 
 
D'altra parte don Scattolin, esempio degno della sensibilità di un parroco di campagna, s'impose al fragore dei suoni già da quando aveva inaugurato le nuove campane (6) suonando l'Avemaria alle ore sette del mattino, (Anziché 6,30) sia di festa che nei giorni feriali, ai quali vi aggiunse anche i rintocchi a ore. Probabilmente fu il primo sacerdote della diocesi di Venezia, sicuramente prima di quella di Treviso a iniziare e risolvere la questione 

La battaglia vittoriosa del parroco.

Se dunque la modifica degli orari e dei suoni scanditi ogni 30 minuti rimarranno stabili nel tempo, si deve all'intraprendenza e al coraggio del parroco Scattolin che sollecitando il Patriarca di Venezia mobilitò anche la diocesi di Treviso e tutte le chiese nazionali. 
Anche Musestre legato alla circoscrizione trevigiana, alla fine mutò orientamento sia negli orari quando nei suoni e finalmente Quarto d'Altino, visse i propri sogni e riposi tranquillamente. Dalla battaglia ne uscì dunque vincitore Scattolin don Carlo.

(6) Il nuovo modello suggerito dal reverendo altinate, resiste allo stato delle cose dal 1965.  E nonostante la dipartita del prelato sia avvenuta da oltre 33 anni, nessuno della nostra parrocchia si è mai interessato della vittoriosa battaglia condotta sull'esagerata sonorità  dalle campane di Musestre. Ben presto però vennero modificate anche quelle provinciali e nazionali. Nessuna segnalazione a ricordo del confronto tra Quarto e Musestre è mai pervenuta dal trevigiano che ha continuato ancora per poco a lustrarsi le orecchie da mercante.
Per quanto mi riguarda, mi sono limitato a diffondere soltanto la notizia, di ciò che altri non l'hanno neanche favorita,  inteso diffondere 

Il passivo delle Campane, ovvero: i debiti e la cessazione delle questue.

L'11 agosto 1965, il parroco Scattolin illustrava al Patriarca di Venezia Giovanni Card. Urbani il passivo per l'acquisto delle campane per il quale la comunità di Quarto d'Altino doveva farsene carico: "Eminenza Rev.ma, per l'acquisto delle campane la popolazione ha contribuito con 4 milioni di lire, e pur essendo state inaugurate da un anno circa, in questi giorni ne devo ancora versare 600.000 dei quali me ne mancano 250.000, e dopo i suddetti mi resta ancora da saldare 1.500.000". 

Fatto il debito conto, la cittadinanza doveva ancora versare alla ditta De Poli lire 2.350,000. Va in questo caso fatto notare, che i documenti relativi al pro campanile e campane, nel momento in cui cessarono le questue (Agosto 1965 cessazione voluta dal parroco) si esaurì anche la prova documentale con la quale si sarebbe potuto sommare l'intera attività esercitata dalla popolazione sull'opera, inclusi gli emolumenti versati.

La somma fornita dal sacerdote veniva in ogni caso saldata negli anni successivi, quanti purtroppo, non è stato possibile stabilire a causa della cessata diffusione degli elenchi. Averli avuto sottomano, si sarebbe potuto calcolare dopo l'esordio del 1939, l'intero ciclo operativo e in più, l'ammontare completo delle oblazioni fornite dalla cittadinanza.

Un calcolo abbastanza preciso, si potrebbe comunque ottenere sulla base delle offerte pro campanile istituite e documentate a partire dal novembre 1951 sino al 1965: anno in cui le offerte avevano ancora luogo. La cessazione è un fatto di per se negativo, in quanto non permette stabilire quanti anni ancora la popolazione contribuì mezzo le donazioni, a scapito dell'intera attività questuante e per la quale oggi, non siamo in grado conoscere né calcolare esattamente.   

La targa commemorativa.  

Nonostante il periodo utilizzato circa lo svolgimento della Torre dove dal 1951 al 1965 (14 anni) era ancora in atto il conteggio per le offerte pro campanile  e per il nascente asilo, e quindi il conteggio dell'ammontare, come le datazioni, venivano documentate e rese note mediante pubblicazioni. Non si capisce allora, con quale intendimento la targa commemorativa posta davanti il campanile, non ha registrato l'intera attività lavorata, (quella documentata) e anzi, con quell'atto incontrollato realizzato durante la celebrazione, l'ha diminuita.  

E infatti la celebrazione del 1985 non ha tenuto conto della fase iniziale del 1939/1945, (Sei anni) né quella conclusiva stimata oltre il 1965. 
Va da se quindi riflettere ragionandoci sopra, se davvero quel conteggio sia del tutto esatto.  A nostro modo vedere è stato fatto un grossissimo errore, poiché è stato valutato solamente il periodo del piano edilizio, e che secondo l'intenzione della targa cessò nel 1956. E dopo il "56? E precedentemente? 
Una leggerezza dunque che indica tendenzialmente la semplificazione dell'intero ciclo lavorativo e che purtroppo la targa, non ha reso noto gli anni davvero lavorati. 

E che dire delle offerte? Perché continuarono? E per quanto ancora? Ciò significa che nel 1956, quando pure il campanile si mostrava per così dire concluso, l'attività vera e propria non era ancora terminata. E non lo era affatto perché la popolazione doveva ancora versare il danaro per la spesa delle campane. (non ancora a dimora) Pure per la statua dell'Arcangelo in via di ultimazione e relativa messa in opera. Che dire allora di questa presunta attività cessata, se la cittadinanza doveva ancora attivarsi offrendo il quantitativo occorrente? Non è forse attività anche questa? (7) 

(7) Se le offerte com'è noto provengono dalla cittadinanza, sono anche da considerarsi necessarie per il completamento della Torre. Sono per l'appunto oblazioni pro erigendo campanile andate 
esaurite dopo il 1965 e non nel 1956  come erroneamente segna la targa.


Quarto d'Altino 1985. - Foto archivio storico Alfio Giovanni Bonesso.

Vedi il 40° anniversario celebrato dopo la Prima pietra. Don Mario Ronzini inaugura la targa alla presenza di Bortolan don Gino a six. e la moglie dell'architetto Scattolin. (L'anziana la sig.ra a destra nella foto) Si noti tra l'altro due dei sette parapetti in marmo posti a guisa di gradino, acquistati e rimasti appoggiati alla chiesa per lunghi anni. La rimanenza come si vedrà nel sesto capitolo, l'ultimo del ciclo pro campanile, è dovuto alla sospensione cantieristica e agli elementi inutilizzati.
Il parroco interruppe infatti il procedimento della Torre quando recepì l'impossibilità di portarlo a termine. Frattanto e per l'occasione (vedi foto) i marmi rimasti vennero posti alla stregua di gradinate per l'accesso alla Torre. E gli altri cinque?  Lo diremo appunto nel capitolo sesto in preparazione dedicato alla parte terminale della Torre. Il titolo è da definire. 
La targa di dubbia trasparenza e 
i documenti probanti.  

I termini esatti riportati sulla targa sono questi "Opera realizzata dalla popolazione di Quarto d'Altino tra il 1945/1956/"
Secondo dunque la data, che pare non avere dubbi su quanto esplicita, attribuisce al campanile solamente 11 anni di attività. Non cura o non ricorda quella esercitata prima del 1945, né a seguito del 1956, sino alle offerte del 1965 e oltre. 
Praticamente non ricorda o paradossalmente pare sia del tutto disinteressata nell'attività del primo e terzo periodo lavorato, citando soltanto la parte centrale. 
Né si è mai chiesta peraltro, (o chi doveva farlo per la targa) se esistessero documenti probanti. Né a quanto ci risulta, non sono mai state effettuate ricerche archivistiche, e tanto meno se all'epoca della posa targa, esistessero memorie popolari quando pure abbondavano. 
Fatto sta che di fronte alle tante manchevolezze, pensiamo sia nostro dovere, porre riparo al danno storico. 
D'altra parte la targa collocata a ricordo del 40° prima pietra, non riferisce la parte restante. Una trascuratezza che ferisce e continua a ferire la dignità e decoro della generazione che con tanto fervore eresse il campanile.

L'avverarsi di un fatto lungamente atteso. 

E finalmente, dopo anni di lavoro archivistico e anche per mezzo di un colpo di fortuna, sono state ritrovate le prove documentate, fornenti l'intera attività iniziata nel 1939 al 30 settembre 1941, sino al 1965 e oltre. (8)

(8) La data relativa al 1939 è stata fornita dagli scavatori delle fondazioni. Quella del 30 settembre 1941 relativa agli scavi è di Bortolan don Gino, E infine quelle del 1965 e oltre provengono dai documenti compilati dal rev. Scattolin, ritrovati ed esaminati dal sottoscritto. 

Non si escludono d'altra parte errori riconducibili a date e tempi. Giova però ricordare che l'attività impiegata per gli scavi non era comunque giornaliera. Veniva effettuata solamente nei periodi propizi, non invernali, più volte durante la settimana. I primi lavori vennero iniziati come già riferito, dai giovani agricoltori quando non occupati dall'attività principale. 
Lo scoppio del conflitto mondiale (giugno 1940) allontanò i giovani dagli scavi e sostituiti dagli anziani. Un avvicendamento che allungò la durata delle escavazioni, che peraltro divennero giornaliere alternate a poche ore di lavoro. Le sospensioni dunque, furono causate dall'età e dalla fatica dei protagonisti piuttosto anziani che a quanto ci risulta dalle interrogazioni effettuate dal sottoscritto, non furono tanto pazienti nel raccogliere le loro memorie. Di conseguenza la targa non ne fa menzione. 

Le rotaie, i massi di pietra e i carotaggi

Non fa neppure cenno sull'attività esercita dai coloni che con i loro carri agricoli, trasportarono i massi raccolti lungo la Claudia sino alla fossa, non si cita peraltro, il tempo necessario per raccoglierli. Lo stesso per le rotaie trasportate sul luogo degli scavi e poste in opera. Non è neppure ricordata la fase in cui il progetto dell'Ingegnere ebbe luogo, né lo spazio scelto, tanto meno i carotaggi e i preparativi, nondimeno gli scavi e getto di calcestruzzo. 

Ecco i primi cinque anni di attività, a cui vanno aggiunti quelli del 1956/65Sommano in tutto, quattordici anni sottratti dalla targa.

Una menzione a parte andrebbe poi riservata alla "Cassetta Girante": titolo azzeccato di don Scattolin che già nel 1939 raccoglieva i primi emolumenti per il futuro campanile. Insomma c'era un'attività di azioni, comportamenti e decisioni che traboccavano ovunque e che la targa non fa il minimo cenno. 
Se dovessimo poi elencare tutte le attività realizzate dalla popolazione, dovremmo affermare che la targa non fa altro che sottrarre alla cittadinanza i primi 5 anni di attività, cioè dal 1939 al '45 e gli ultimi 9 partendo dal 1956 al '65. - Se dunque addizioniamo i nove anni ai cinque, sommano 14 e che aggiunti agli 11 segnati nella targa (1945/56) totalizzano 25. 
Di fronte al numero incontestabile, è altrettanto evidente che la popolazione non rimase con le mani in mano, ed è anche auspicabile che la targa riconosca il proprio errore togliendo la data errata (1945/56) ponendovi l'esatta. (1939/65) (9)

(9) Si veda a proposito le memorie di Scattolin don Carlo, in cui vi sono elencate le date e i debiti da onorare. Vi sono pure le offerte pro asilo. Sono comunque registrate nel presente testo.  

Ma scusate, che campanile sarebbe questo, se....

Del resto, la citazione della targa dovrebbe secondo quanto lei stessa afferma, includervi anche la realizzazione della Torre conclusa in tutti i vari settoriD'altra parte però, l'insegna si perde nella notte dei tempi sorvolando sui fattori indispensabili su cui l'opera si possa dichiarare completa. Per esempio, è del tutto assente il periodo dedicato alla  scultura dell'Arcangelo, la struttura di ferro su cui poggiano le tre campane, luce elettrica ecc. ecc. ed evidenti questue. 

Ma scusate, che campanile sarebbe questo se non è mai stato abilitato alle funzioni per le quali è stato eretto! Sarebbe come possedere un appartamento senza i requisiti previsti per abitarvi. Ci mancava poi che don Scattolin avesse anche murato la porta d'ingresso..... e chiusa rimase per anni. Come dire, l'opera non è conclusa.  (10)
 
.... e da qui non si scappa. (vedi pro memoria)

(10) Pro memoria: La targa in bronzo venne posta e benedetta nel 1985 in occasione del 40° anniversario posa prima pietra. I documenti che provano la raccolta fondi sino al 1965 (cioè gli emolumenti per le campane e castello di ferro) sono stati ritrovati dal sottoscritto nel 1998. Chi pose l'insegna quindi non poteva conoscere, se si esclude il periodo degli scavi, il ciclo completo delle operazioni. Si veda a proposito nel terzo capitolo il documento consegnato a mano relativo al 28/6/1963/ nel quale don Scattolin attesta che le questue ebbero termine nel 1962. 
In quell'occasione l'assemblea delle famiglie approvò in luogo delle collette-questue, il conferimento di un contributo annuo da versare sino al 1965. Data ultima che prova la continuità delle oblazioni pro erigendo campanile e campane... e da qui non si scappa.  

E ancora: che campanile sarebbe questo se con la porta murata non c'era verso di salirvi né possibilità alcuna di visitarlo. In varie occasioni si sarebbe anche potuto osservarne i pregi, condizioni e difetti, vincoli e rischi. 
Eppure, nonostante il divieto del parroco, (segnato dalla porta murata) avevamo escogitato un trucco, non certo sottoposto a test di sicurezza ma che dava tranquillità nella salita, benché privi s'intende di scala a pioli. In ogni caso, vi entravamo quando volevamo e senza problemi..... avevamo infatti volontà e braccia robuste adatte all'arrampicata entrando dalla prima finestra, e quindi rimorchiare i compagni meno dotati, trascinandoli sulla corsia di salita.  
L'espediente ignoto agli adulti e tanto più a don Scattolin, che pure avvistandoci dall'ufficio proiettato all'epoca a tutta vista sul campanile, si limitava al richiamo dal pulpito. 
La ritualità dell'appello capitava ovviamente sia durante le sante Messe che i Vesperi pomeridiani ammonendo i giovani per nome. Anche gli assenti dalle funzioni religiose. 





La targa incompleta.

Evidenziati dunque gli errori, calcolate pure tutte le attività, prestazioni ecc. costò alla popolazione 14 anni in più di quanto la targa certifica. Sommato il tutto sono 25 anni di impegno comune e morale. Se poi dal conteggio togliessimo com'è giusto che sia i periodi delle sospensioni, ritardi ecc, si arriverebbe a circa 21/22 anni e, in ogni caso la sostanza non cambierebbe. Certo non sono gli 11 anni dichiarati dalla targa. 

Alla luce di quanto è stato dimostrato, sarebbe dunque onesto più che giusto, rimuovere la data deviata, ponendovi quella documentata relativa al periodo 1939/1965. 
La sostituzione renderà finalmente giustizia al popolo cui prese parte, legittimando l'intero arco di tempo lavorato senza togliere niente a nessuno. La nuova collocazione numerale, resterà a perenne memoria dell'effettiva operosità popolare. La restante dicitura espressa in lettere alfabetiche, può benissimo rimanere com'è.

L'errore si riflette ovunque.

L'errore com'è ovvio si riflette ovunque, sia sul sito della parrocchia, sull'azienda municipale, sull'istruzione scolastica, provincia e regione e persino sul territorio nazionale sino all'UNESCO patrimonio dell'umanità. Ma ciò che più sconcerta non sono tanto le anomalie locali che a causa dei precedenti storici si possono sempre aggiustare. 
Non è invece possibile rimediare su quella diffusa su internet, dove la velocità della notizia e dell'apprendimento si pone e si evolve in ogni angolo della terra trasmettendo a chi legge tutte le storpiature del caso. E ciò snaturerebbe la Torre e l'onestà di quanti l'eressero col supremo criterio della moralità. 





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 Fine capitolo secondo. 

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