Capitolo 12° - Il Patriarca Mutti e il lodevole tentativo d'innalzare una Chiesa in S. Michele del Quarto.


Pazientare nella lettura è la virtù necessaria che permette di capire la storia qualora si è seriamente intenzionati introdursi nella quotidianità dei popoli e negli ideali del loro tempo. (A.B)

Per facilitare la lettura si consiglia seguire per ordine di successione i capoversi colorati in bleu. In caso contrario s'incontrerebbero malintesi.

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        Capitolo dodicesimo - 2009 ** 
        
  Pietro Aurelio Card. Mutti e il lodevole 
tentativo d'innalzare una chiesa 
in S. Michele del Quarto. 
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                              Avvertenza

Il testo che andiamo ora a diffondere, precede gli eventi che portarono mons. Pietro Aurelio Card. Mutti Patriarca di Venezia, a proporre durante la visita pastorale del 1853, una nuova chiesa in S. Michele del Quarto. Luogo nel quale assicurava, "verrà eretta più spaziosa di quanto l'attuale non è capace contenere un sesto della popolazione". 

"E' situata - continua il Mutti - sopra un ampia superficie, lontana due, tre e anche quattro miglia, quasi senza strade praticabili e quindi il popolo è raro alla chiesa e cresce ignorante dai suoi doveri religiosi. Con grave difficoltà il parroco può accedere all'assistenza dei più lontani specialmente gli ammalati..."  

Il dono di due campi circa venne segnalato al parroco Fassina don Gianni durante l'anno 2005

La donazione già in parte trattata, venne pubblicata nel fascicolo parrocchiale del mese di aprile 2005 durante il 100° anniversario per la chiesa di Quarto d'Altino. E oggi, causa forza maggiore, viene riproposto e rimanda il lettore al medesimo opuscolo distribuito gratuitamente a tutta la comunità. In quell'occasione segnalavo alla cittadinanza e al parroco dell'epoca, oggi mons. Fassina don Gianni, il dono di due campi circa di proprietà del sig. Bressanin, al Patriarca Card. Mutti per l'erezione della suddetta chiesa.

L'incomprensibile negazione 
del dott. Ivano Sartor 
                            
La notizia del dono, riportata in esclusiva dal sottoscritto nel fascicolo del 2005, venne negata quattordici anni dopo, (Settembre 2018) da Ivano Sartor senza alcuna possibilità di replica. (1) Rendo noto ai lettori e chi mi segue su Internet che la mia dichiarazione è testificata da documenti probanti. Dal Sartor mi è giunta soltanto l'obiezione, pochi altri irrilevanti dettagli e in nota parziale. Null'altro.  

(1) Vedi: "Storia chiesa in S. Michele del Quarto". Sartor, settembre 2018. pag. 26- 27. in cui appare la negazione del Sartor 

Sorpreso dalla contrarietà e da una nota a margine piuttosto confusa e peraltro non sufficientemente argomentata, eppure non suscitò in me nessuna reazione di disagio e tanto meno di preoccupazione. D'altra parte, la maldestra novità del Sartor m'impose la rilettura del documento (Conservato in copia) e come avevo già rilevato, non vi riscontrai nulla di anomalo. Si trattava dunque di un clamoroso abbaglio. 
Considerato dunque l'infondatezza del comunicato e la forma con la quale il Sartor lo aveva esercitato, rendendolo peraltro pubblico, dovrà suo malgrado rivedere le tante anomalie, riferimenti e notizie del tutto errate.
Ne saranno addolorati frattanto, gli eredi del donatore Francesco Giuseppe Bressanin, la popolazione tutta di Quarto d'Altino e la storia stravolta dalla verità.  

Oggettivamente poi, di fronte ad una narrazione seria e onesta e non reticente come la mia, per la quale oggi il Sartor dimostra nei miei confronti un concetto negativo applicato su di un argomento che lui stesso non ha mai approfondito né realizzato interamente. Approfitto perciò dell'occasione per pubblicare quanto avevo già trattato sul mio blog circa 10 anni fa, (nel 2009 esclusa lettura) in un  contesto nel quale, non mi fu data possibilità, se non quella di affidarmi ad Internet. 
Ora finalmente, dopo la negazione del Sartor, a meno che non si tratti di neghittosità il cui carattere negatorio è sempre presente, è giunto il momento di proporla agli storici e agli appassionati per la storia della chiesa di Quarto d'Altino, ai quali suggerisco di seguire attentamente l'intero argomento suddiviso nei capitoli 12- 13 e 14. 
Il trattato narra il tentativo del Patriarca Mutti di erigere una chiesa in S. Michele del Quarto sul terreno ricevuto in dono. 

Invito rivolto al lettore

L'invito non breve e sgradevolmente evidente, diffuso peraltro in tinta bleu, intende far notare al lettore la provvidenziale chiamata in causa del sottoscritto ad opera del Sartor, il quale a seguito di una sua e propria notizia infondata, generò il mancato confronto tra chi perseguiva un'opposizione di rifiuto, e il sottoscritto carte alla mano lo dimostrava con prove di fatto. Ragione per cui ho dovuto riproporre il testo, obbligandolo a rivedere il clamoroso e suo personale abbaglio. 

Mi scuso anzitutto con i lettori, ma l'inevitabilità della ripetizione, sia pure riordinata e ampliata al testo del 2005, pubblicato per il centenario della chiesa di Quarto d'Altino (2) non è tanto un fattore riconducibile a se stesso, per quanto non ci sarebbe stato nemmeno il bisogno, bensì come elemento di replica su di una mia puntualizzazione erroneamente contestata e meno ancora chiarita dall'obbiettore.  

Dopo anni di attesa, grazie alla mia personale chiamata in causa ad opera del dott. Sartor, è giunto il momento far conoscere all'opinione pubblica, alla cultura, alla storia e alla stessa maltrattata parrocchia S. Michele Arcangelo, la distorsione storica del decisionista Sartor, il quale deviando dalla realtà, (3) ha inutilmente deformato il glorioso passato della chiesa in Quarto d'Altino e frantumato l'opera Pia del generoso donatore. Un danno al quale, sarà difficile porvi rimedio. 
Il dissenso ripetiamo riguarda un fondo di campi 2 circa in S. Michele del Quarto di proprietà del citato Francesco Bressanin, il quale ne fece dono al Patriarca di Venezia Pietro Aurelio Card. Mutti per l'erezione della nuova chiesa.   

(2) Si veda in particolare la riedizione ampliata al capitolo N° 14 collegato al 12° e 13°. Si consiglia al lettura partendo appunto dal presente testo: il 12°.

(3) - Per "Decisionista" s'intende colui il quale decide senza riflettere adeguatamente ciò che scrive e senza nemmeno consultare il dichiarante. Il termine non è comunque una provocazione, bensì esprime una decisione affrettata e  priva di logica. 

Premessa di replica 

Di fronte all'opposizione del Sartor cui ora andiamo a dimostrare la conferma della mia asserzione in prova provata,  avrebbe potuto chiarirsi in pochi minuti, qualora, durante la sua non breve permanenza negli archivi parrocchiali di Quarto d'Altino, (primavera 2018) mi avesse chiesto anziché celarsi nell'ombra, quei chiarimenti possibili su quanto avevo segnalato nel succitato volumetto del 2005. 
Ma seguendo il classico obbiettivo di chi si ritiene unico e primo attore, perse così l'occasione di sottrarsi da quel clamoroso errore nel quale è caduto. E cimentandosi su tutto il resto, narrò anche le vicende sulla Torre di Quarto, senza mai interpellare nonostante lo avesse richiesto con un filo di voce, il vero e unico protagonista attivo e presente in canonica. (4) (Il capitolo conclusivo sula vicenda verrà posto in lettura prossimamente) 
Si trattò ad onore del vero di un'azione veramente umiliante, non per me stesso che nulla avevo da perdere, bensì per chi aveva chiesto collaborazione, negandola tacitamente dopo.

(4) Per quanto riguarda la notizia mia personale relativa alla donazione del Bressanin riportata nei fascicoli 2005, vennero depositati di mia mano in dieci esemplari nell'archivio della parrocchia. Consultati dal Sartor che aveva piena libertà di accedervi, ritenne erroneo il mio comunicato tanto che non ebbe l'accortezza di chiedere al sottoscritto presente in canonica, quei chiarimenti  possibili da farsi "de visu". Ma non lo fece.
                                       
Un'errore non trascurabile

A questo punto, mi pongo anche la domanda per la quale il Sartor, abbia potuto negare la donazione senza mai aver realizzato uno studio approfondito sul caso Mutti. Né interloquito col sottoscritto che lo aveva già fatto e che gli avrebbe evitato l'illusione di aver emendato una pagina di storia, quando invece riuscì soltanto a ledere le vere intenzioni del donatore e del segretario personale del Patriarca Mutti. (Il Sacerdote Dorigotti Pietro)
D'altra parte mi sento moralmente dispiaciuto ritornare sulle medesime inadempienze già affrontate nei capitoli precedenti, ma il deludente comportamento del Dottor Sartor va comunicato ai lettori ogni qualvolta si rende necessario. Per quanto riguarda la ripetizione della centenaria celebrazione, (Non verbale come accennato) ho colto dopo il diniego del Sartor, la giusta occasione per aggiungervi alcuni elementi esclusi dall'opuscolo del 2005, causati purtroppo dal contenuto troppo ridotto. Dopodiché il lettore potrà se vorrà, rendersi conto anche del presente trattato che rimane comunque il principale, legato ben s'intende ai due che verranno dopo. (ripetiamo, il 13° e 14°) Non perdeteli di vista.  

L'esecutore testamentario dell'eredità Mutti 
impersonato dal segretario personale 
sac. Dorigotti Pietro

Ed ora, andiamo a comprovare quanto risulta dai carteggi relativi alla vicenda Mutti, tramite cui il Sartor, avrebbe dovuto per l'importanza che merita il caso e per quel senso di misura e confronto che spetta al lettore, (Fatto altresì grave) di pubblicare anche quelli dell'unico testimone della citata vicenda. E quella vicenda che andiamo a narrare venne impersonata dal Dorigotti sacerdote Pietro segretario personale ed esecutore testamentario dell'eredità Mutti. 

Ma il testimone materiale come del resto il comunicato e l'apposita firma in calce, non appare nella nota a margine del Sartor, e neanche in una brevissima citazione. Perché? Non mi si venga a dire per improvvisa dimenticanza se non quella per evitare chiarezza. 
In ogni caso, stando ai termini con i quali ha liquidato il mio lavoro, non è difficile concludere. Errare humana est? Considerati i precedenti testi del nostro commentatore critico, meglio tirare avanti.

La testimonianza del Dorigotti, al quale ho voluto assegnare sul volumetto del 2005 la fondatezza di quanto egli narra, attenendomi peraltro sulla sua testimonianza (firmata di sua mano) oltre all'eloquenza e l'obbiettività dello stesso sacerdote, il quale, si rese testimone della donazione nove anni dopo la morte del Mutti. E nonostante la tardiva attestazione che poteva presagire il contrario, dimostrò quando si tratta di pubblica onestà, l'integrità morale di un prete al servizio della verità. E ciò la dice lunga.
Alla dichiarata conferma del Dorigotti, seguono le testificazioni del rev. Vicario Generale Zuannich e dall'approfondita analisi qui pubblicata dal sottoscritto. (Vedi capitoli 12°-13° e 14°) Sommato il tutto, non avevo allora e non ho dubbi attualmente sulla donazione del sig. Bressanin a Sua Eccellenza Pietro Aurelio Card. Mutti Patriarca di Venezia. (5)

(5) I documenti e il trattato mio personale sul caso Mutti, verranno inviati per conoscenza allo "Studium Cattolico veneziano". Per quanto riguarda tale istituto, non ha mai pubblicato a quanto mi risulta, nessun trattato sulla travagliata vicenda del Patriarca. Sarebbe perciò auspicabile sviluppare qualora lo ritenga utile, uno studio sul tema citato. D'altra parte, la motivazione del mio personale invio allo "Studium", si spiega soltanto sulla base della mia conoscenza archivistica, ma che l'istituto potrebbe possederne di riservata.     

Ed ora, procediamo sul brano contestato dal Sartor, peraltro smentito dalle lettere firmate in calce del celebre Dorigotti sacerdote don Pietro. 
Iniziamo dapprima dai primi elementi fondanti, seguirà la lettura dei documenti probanti e consecutivamente un'approfondita analisi.
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Inizio testo 
                                                          
Trattato sul Terreno Mutti e i chiarimenti d'obbligo, sul dono del Bressanin  al Card. Mutti.

A pag. 26/27 del testo ad opera di Ivano Sartor del 20018 relativo alla storia sulla chiesa in S. Michele di Quarto d'Altino, esclude categoricamente la donazione effettuata dal Sig. Giuseppe Bressanin al Card. Mutti. A tal fine, consigliamo il Sartor, la lettura delle tre lettere compilate dal Dorigotti sacerdote Pietro esecutore testamentario dell'eredità Mutti, laddove egli certifica e qui il sottoscritto riconferma, quanto avevo pubblicato nell'opuscolo: "100 anni di vita insieme - Celebrazioni per il 100° anniversario della chiesa 2-3 aprile 2005". 

E affinché risulti chiaro e senza impedimenti il donativo del Bressanin al Mutti, vi aggiungiamo anche le dichiarazioni del Dorigotti allegate sulle tre succitate lettere, dove risulta evidente, qualora il Sartor vorrà applicarsi nella lettura, di quanto io stesso avevo pubblicato nel 2005. 
D'altra parte mi sarei aspettato dall'illustre storico, che si fosse almeno disturbato di quel tanto che basta, riportando in un breve accenno nella sua brevissima nota (del 2018) la dichiarazione ufficiale del defunto prelato. (mai smentita da nessuno) Preferì all'opposto ritrattare la mia versione privandomi peraltro del diritto interlocutorio qualora il Sartor si fosse reso disponibile ad un franco e aperto confronto a risolvere il problema "de visu". Ma anche in questo caso il Sartor si rese decisamente irreperibile. 

E dunque, la prima lettera risale al 25 febbraio 1860, la seconda al 31 ottobre 1860 e l'ultima al 25 aprile 1866 ad opera del Dorigotti. Non è esclusa la quarta, quella del 31 dicembre 1878 trattata dal Vicario Generale Zuannich. 
(La firma del Vicario non è interamente intellegibile, possibile quindi errori di trascrizione)

Ebbene queste lettere, non sono certo sulla base del loro contenuto le "ricostruzioni" cui allude il Sartor nella sua nota, bensì quanto coscienziosamente e diligentemente emerge dagli scritti dei sacerdoti, legati com'è noto, alla verità della chiesa. E su questo credo, non possa aver dubbi neanche il Sartor qualora si fosse concentrato diligentemente nella lettura. Se diversamente avessi avuto a che fare con dei pubblici esecutori, laici inclini al cinico sospetto, forse allora avrei dovuto valutare i documenti in modo diverso. Il nesso però è fuori discussione.

La fiducia del Mutti al segretario Dorigotti

Nel frattempo, pubblichiamo anche alcuni brani affinché la storia e la popolazione di Quarto si rendano conto di quanto il segretario Dorigotti fosse intimo al Mutti. E lo era a tal punto che Sua Eccellenza Pietro Aurelio dichiarava a suo merito... "di aver operato a mio nome come Alter Ego. Sicché nessuno possa o ambisca chiedergli conto del suo operato". (Il comunicato del Mutti è indubitabilmente chiaro)

Non si rammarichi quindi il Sartor della svista, può accadere a tutti, anche alle persone più qualificate. Premetto però, che la negazione palesamene espressa senza ragione specifica, venne recuperata e in seguito  diligentemente illustrata in termini semplici da un dilettante della storia qual è il sottoscritto, il quale, sottoporrà a giudizio il proprio trattato a storici competentiSe poi dovessimo aggiungere anche la fierezza con la quale il Sartor ha inteso smentirmi, screditando peraltro anche i documenti dei sacerdoti, (Se mai li ha letti) dovrebbe allora rileggerli attentamente e magari anche provare un minimo di vergogna.

Non corrisponde alla realtà

A questo punto, la restituzione dell'onestà e dei valori etici-morali spettanti al Bressanin sono stati gli ultimi componenti con i quali la mia pubblicazione del 2005, ha riesumato riabilitando chi pareva eliminato dalla storia per la Chiesa in S. Michele del Quarto. Nessun altro infatti, tranne il sacerdote Dorigotti, avrebbe potuto confutare i meriti del donatore e tanto meno negare il suo nome dalle tormentate vicende della chiesa S. Michele Arcangelo di Quarto d'Altino. Ed è ciò che in realtà non fece, e anzi, confermò la donazione dopo la morte del Mutti in tre lettere successive.
Pertanto, la smentita ad opera del Sartor analizzata sulla base di quanto espone l'intero carteggio Mutti, non corrisponde alla realtà. 

D'altra parte la grandezza del Dorigotti si fa ulteriormente sentire nel momento in cui affidò la propria nobiltà d'animo al suo Patriarca, e di averla conservata anche dopo la scomparsa. Se diversamente non avesse fatto leva alla propria coscienza, avrebbe eliminato dalla storia il donatore del fondo (Il Bressanin) e con lui il terreno ricevuto in dono.

L'ingegnosa compra-vendita suggerita
dal Dorigotti

E che altro ci si poteva aspettare da quel povero prete sommerso dai doveri, il quale, per rendere evidente la donazione ai posteri, proibitiva però al Mutti, impugnabile peraltro dagli eredi del donatore e da possibili creditori, dovette perciò mutare la donazione in una semplicissima "compra-vendita". Sotto questo aspetto ha dovuto ricondurre il Patriarca in un terreno praticabile e proficuo, ricordandogli che oltre al dichiarato dono, cui gravava l'imposta di registro, quella ipotecaria, catastale e di bollo, più tassa di donazione, esisteva tuttavia una strada più garantita e certa, chiamata per l'appunto "compra-vendita". 

Un opzione dunque, più vantaggiosa in termini di tassazione e non revocabile come la donazioneElementi notarili questi, che il Sartor non cita e che probabilmente ignora. Se poi l'illustre dottore si aspetta di trovarle scritte sulle carte del Dorigotti, credo allora dovrà attenderle vanamente se non cogliere nel libero pensiero, logica e ingegno del sacerdote. 
  
Ritornando al Dorigotti  

Personaggio particolarmente dotato intellettualmente, dalla conoscenza specifica sulle donazioni, esperto quindi in materia, ha potuto perciò scegliere la condizione migliore per tutelare gli interessi della chiesa  e del Patriarca, sollecitando non a caso la compra-vendita
E se qualcuno si fosse aspettato una dichiarazione più chiara di quanto il rev. Dorigotti sottoscrisse nella sua lettera a favore del Mutti, nella quale dichiara "riceveva in dono", dovrebbe allora frequentare un ripasso serale per lo studio scolare. (Vedi sotto il documento probante)

Un semplice e abituale atto di compra-vendita dunque, la cui data risale all'undici settembre 1853 (Cit. Zuannich) ma che sotto la protezione dell'atto, consentiva al Patriarca trattenere mediante intesa verbale col Bressanin, il contante patteggiato
E' pur vero che il Mutti di fronte al documento, risulta nell'ordine di quanto allora consentiva la legge italiana. Ma è altrettanto vero che il Dorigotti conferma e ripete l'implicita donazione al Mutti (Convertita per convenienza in compra-vendita) e che il Sartor tacendo, nega alla Chiesa di Quarto d'Altino la finalità dell'opera Pia del Bressanin.

Per quanto riguarda il donatore, che doveva ricevere austriache lire 231 dal Mutti, (Costo del terreno) sottoscrisse di averle ricevute non potendo dichiarare il contrario di quanto mediante apposita firma aveva già sottoscritto sull'atto di compra-vendita. Un compenso che le parti avevano stabilito, ma che di fatto la somma non veniva conferita al donatore per i motivi sopra indicati. 

Ma procediamo per ordine. Ora andiamo a sfogliare i documenti segnalati su nota numero (6) - (Sono cinque di numero con relativi Post Scriptum) 
Vedi gli atti probanti dopo la foto e l'attività del Mutti. 
               

Card. Pietro Aurelio Mutti. 

Quando successe al Card. Monico contava 77 anni. Nacque a Bergamo il 10/09/1775, e il 15 marzo 1852 venne elevato a Patriarca di Venezia. Governò la chiesa veneziana sotto i contraccolpi della dominazione austriaca, e l'assolutismo di Francesco Giuseppe d'Austria. Nonostante la provata generosità del Card. Pietro Mutti e l'indubbia volontà d'innalzare una chiesa per il popolo in S. Michele del Quarto, non vide mai ultimato il suo progetto. Morì nel 1857 a 81 anni. 

I documenti probanti

(6) Il vicario generale Zuannich, inviava il 31 dicembre 1878 alla R. Prefettura di Venezia le seguenti precisazioni sul dono del Bressanin al Mutti. "Dai documenti resta autenticamente provato che l'intenzione del Patriarca Mutti, era di lasciare con formale atto di donazione, il  fondo in S. Michele del Quarto alla prebenda parrocchiale. Che tale volontà ed intenzione non fu mai ritrattata sino alla morte di lui". (del Mutti) - (P.S.) 

(P.S.) L'intenzione del Mutti a quel lodevole fine citato dal Zuannich, rimase soltanto un intento irrealizzato. E quando tre anni dopo morì, non aveva ancora provveduto a quell'atto formale di donazione promesso alla chiesa di Quarto. Trascuratezza? Dimenticanza? Ciò che si sa per certo, è che il mancato provvedimento si risolse a danno dell'erigenda chiesa di Quarto d'Altino che rimase bloccata per 48 anni. 

(Significato di "Prebenda": rendita stabile di un beneficio volto nel caso specifico, al parroco dell'epoca don Giovanni Antonio Venerandi)
             
La lettera del Dorigotti smentisce 
la tesi del Sartor

A parte l'indesiderata sospensione relativa alla chiesa in S. Michele del Quarto, sulla quale la popolazione di S. Michele del Quarto ne avrebbe fatto volentieri a meno e tuttavia, vorremmo in ogni caso  soffermarci sulla lettera del rev. Pietro Dorigotti datata 25 aprile 1866. Indirizzata al Patriarca di Venezia Card. Luigi Trevisanato, confermava mediante firma in calce, la donazione del Bressanin all'allora Patriarca Mutti, dichiarando quanto segue. 

(6) "Fino dall'anno 1853, il fu eccellentissimo mons. Mutti, riceveva in dono nel tenere di S. Michele del Quarto, un pezzo di terra di campi 2 circa, cui egli tosto mediante analogo contratto permutava col nobile Cav. Reali con altrettanto terreno, pure in S. Michele del Quarto, che veniva al censo intestato al nome del Mons. Pietro Aurelio Mutti...." (PS) 

(PS) Noti bene il Sartor il termine "RICEVEVA IN DONO". L'espressione del Dorigotti non è una banale "ricostruzione", bensì si tratta di una vera e propria "AFFERMAZIONE" peraltro non diversamente interpretabile. Se poi l'interessato dott. Sartor fosse privo o avesse smarrito il documento, sono disponibile per un invio in copia. 

La nota n° 6 continua a fondo pagina.
                    
Seguitare inutilmente su di un testo che ha già dato responso definitivo, sarebbe mancanza di originalità. Rimane comunque il problema del giudizio negativo. 
                     
Giunti a questo punto, non c'è davvero la minima condizione storica, procedere su di una interrogazione che ha già dato il responso definitivo. La citazione del Dorigotti è infatti talmente comprensibile e chiara, da chiudere definitivamente l'argomento. Esiste comunque il giudizio negativo del Sartor.

D'altra parte sono anche consapevole della problematicità cui l'errore del Sartor ha gravato sulla nostra parrocchia. Imprecisione peraltro che si è anche manifestata sui nominativi delle ditte produttive dei laterizi collocati sulla Torre di Quarto d'Altino ed erroneamente attribuite al sottoscritto. Anche in questa circostanza il Sartor dovrà farsi carico dell'imprecisione sua personale, o se vogliamo il motivo della propria colpevolezza  a quelle aziende che ne chiederanno ragione. 
(Si veda infatti la mia introduzione nel primo capitolo, inizio testo su "L'edificazione della Torre di Quarto")
Ragioni per cui, mi sono imposto, sospinto dagli errori del Sartor, di narrare i caso Mutti senza storture, deviazioni e attenuanti, dedicandolo alla popolazione di Quarto d'Altino e anche a quanti ne sono interessati. (Salvo possibili errori non attribuibili a seconde persone)  

Una storia conclusa quasi ai confini della realtà
                               (Utile come lezione di vita)

Ed è sperabile davvero, lo possano apprendere per bene, anche i prossimi parroci nuovi arrivati a Quarto d'Altino, i quali avranno a disposizione una storia da narrare ai giovani, conclusasi come vedremo nel prossimo capitolo... quasi ai confini della realtà. 
Mosso quindi dal dovere e da una negatività orientata più che altro a dimostrare l'autorevolezza sprecata del Sartor, il quale a nostro avviso, anziché chiarire l'odissea del Mutti, avrebbe prodotto una profonda ferita, sugli esempi modello e per i quali la storia religiosa di Quarto d'Altino ha sempre manifestato.  Tacere quindi, non mi è stato possibile.  
Ho creduto opportuno peraltro, narrare l'intera vicenda evitando che gli errori di altri possano trascinarsi indebitamente a danno dell'odierna comunità altinate, tutelando ovviamente anche le future generazioni. Non è escluso dalla narrazione il defunto donatore del fondo, Francesco Giuseppe Bressanin.
                       
Basta e ne avanza

Il termine "dono" registrato di pugno dal sacerdote Dorigotti, basta e ne avanza dunque, per convincere chiunque intenda confutare la donazione. Il dovere e la sensibilità pastorale del prelato è senza dubbio la prova più convincente dell'onestà con la quale un ministro della chiesa è tenuto a manifestare sempre e ovunque. La testificazione è peraltro effettuata (Vedi bene) senza alcun obbiettivo sentimentale orientato ad imporre la personalità del Patriarca sul donatore. (Non c'era neanche la ragione se si tiene presente il donoE questo lo rende più irreprensibile e saggio, più di quanto sia stato durante la segreteria del Patriarca Mutti. 

(Il Zuannich conferma il dono. - Vedi sotto il comunicato del prelato) 

Seguito lettera del Zuannich. 

(6) - "Dalle riportate lettere si raccoglie evidentemente eziandio, che il fondo (Del Bressanin) era stato donato (al Mutti) a benefizio della chiesa e della prebenda di S. Michele del Quarto. E' vero che l'atto dell'11 settembre 1853 è un contratto di compra-vendita tra mons. Mutti e il sig. Francesco Giuseppe Bressanin, ma è pur indubitabile che il rev. Dorigotti (esecutore testamentario eredità Mutti) il quale meglio d'ogni altro, poteva e doveva essere a piena conoscenza di tutto, nelle cui lettere egli parla espressamente di dono. Anzi nella prima ne parla a persona cui la cosa era già nota".(P.S)  

(P.S) Il dono a questo punto è incontrovertibile. (Idem come sopra -Zuannich conferma)

(6) Seguito lettera del Zuannich. "Dalle circostanze particolari ma attenendosi al puro sostanziale, ch'era di far conoscere che quell'acquisto s'era fatto per generosa elargizione di chi voleva beneficare la chiesa e la prebenda di S. Michele del Quarto, si restringe a dire che il fondo gli fu donate si limita a quella sola espressione che il fondo non era di proprietà libera del Patriarca, ma gli veniva procurato dall'altrui generosità (Del Bressanin) per un fine determinato". (Cioè l'erezione della chiesa) (P.S) 

(P.S) I rispettivi termini "il fondo gli fu donato" e la "generosa elargizione" dichiarano apertamente e senza condizioni, la donazione. (Idem come sopra. Zuannich conferma il dono)

(6) Seguito lettera del Zuannich. "Se dunque quel terreno non era di libera proprietà del Patriarca, ma lo era tassativamente destinato, non solo dal Patriarca che lo acquistava e dal sig. Bressanin che lo cedeva, ma eziandio da chi, in modo più o meno diretto, ne faceva il dono.... destinato a quell'unico scopo".(P.S) 

(P.S) Rifletta bene il Sartor sul termine "eziandio". E' tutto improntato su di un "già" che indica un'azione compiuta e che termina con: "ne faceva il dono". I dettagli segnalati dal Zuannich, confermano dunque il dono del Bressanin.  (Idem come sopra - Zuannich conferma il dono)  
               
La personalità del donatore.

Ma chi era in realtà Francesco Giuseppe Bressanin? Di lui si conosce essere stato un devoto convinto dei valori per la chiesa e delegato alla riscossione delle imposte per il comune di S. Michele del Quarto, dipendente però dall'Esattoria di S. Donà. 
Dall'impiego piuttosto remunerativo, oltre che possidente di campi due, si potrebbe ipotizzare trascorresse la propria esistenza in uno stato pressoché di benessere. Di non essere insomma un personaggio per così dire povero, né vivere nella ristrettezza conosciuta soltanto dalla popolazione di S. Michele del Quarto. Di portamento religioso, benestante e generoso e tanto lo era, da non dipendere da quelle 231 austriache lire che il Mutti gli doveva, cui peraltro non ne aveva affatto bisogno e rinunciandovi, come del resto dichiara la donazione, contribuì all'erezione della chiesa.
                                          
Il  fondo di proprietà Bressanin

Il terreno donato dal Bressanin al Mutti di due campi circa, risiedeva lungo la fascia costiera del fiume Sile collocato sulla "Contrada del Cason". (Cit. Mutti)
Sulla medesima via operava una fabbrica specializzata in costruzioni-riparazioni battelli, chiamata appunto "Cason". Tale contrada o via, si dirigeva come del resto conduce anche oggi, sull'antico scalo portuale di Quarto d'Altino. 
Attualmente la via è tuttora priva di titolo, in realtà non lo avrebbe mai posseduto se non quello che aveva diffuso il Card. Mutti, trasmesso in seguito ai posteri. Dopodiché la "Contrada del Cason", allorquando la stesso capanno più noto come "Cason" abbandonò l'attività, scomparve anche il toponimo della via. 

Un titolo dignitoso.

Da allora, nessuna tra le tante amministrazioni comunali succedute ad oggi, si è mai attivata al fine di assegnare alla strada un titolo dignitoso che peraltro le spetta. Tanto più che a partire dal 1912, la medesima via venne prolungata sino a raggiungere il ponte sul Sile, aperto tra le due comunità, veneziana e trevigiana. Causa che procurò la chiusura del passo a barca e zattera.

La smentita finale e il necessario
specchietto d'allodola

Conclusa l'indagine, trova pertanto smentita l'affermazione del Sartor che si legge nella sua ricostruzione a pag. 26 del 2018 su "Storia della chiesa di S. Michele in Quarto d'Altino". D'altra parte, il trattato qui pubblicato, pur non avendo raggiunto la completezza, ha tuttavia dimostrato a sufficienza che la nota a margine del noto scrittore, è una deviazione dalla realtà. Una disgressione di ciò e di quanto prova la firma in calce del segretario del Mutti rev. Dorigotti. 

Ne consegue che tutta la documentazione del Dorgotti non è affatto concorde nell'accertare che si tratti di un vero e proprio acquisto, bensì del necessario specchietto d'allodola il cui scopo prevedeva evitare la donazione impugnabile dagli eredi e dagli stessi eventuali creditori del Bressanin. Gli aggravi fiscali sui limiti economici della Curia (Ipotecari, catastali ecc.) produssero negativamente tutto il resto. Credo siano importanti anche le mie argomentazioni, (Spero prive di errori) come del resto lo è la stessa firma del Dorigotti, unica e trasparente prova documentale del dono a Sua Ecc. Pietro Aurelio card. Mutti Patriarca di Venezia... e che il Sartor dovrà suo malgrado rivedere e farne ammenda.  

Fine capitolo dodicesimo

Suggerimenti

Per seguire il resto, consigliamo la lettura dei prossimi capitoli numero 13 e 14.
Nel quadro generale dei citati paragrafi 13 /14, è stato raccolto del materiale documentale archivistico piuttosto abbondante col quale si è potuto ampliare in senso costruttivo, l'intera vicenda Mutti. 
E se talvolta il lettore troverà alcuni possibili inserimenti non in linea al narrato, dei quali io stesso ho creduto opportuno introdurre per utilità generale, non se ne prenda e non me ne voglia. E tuttavia, se il mio intervento non piacerà, chiediamo pubbliche scuse. A queste ne vanno aggiunte altrettante, sia per le abbondanti curiosità, citazioni e novità, quanto per l'assenza di documenti probanti, ma che in ogni caso, hanno pur sempre influito sul comportamento e regole di vita della cittadinanza. Si ritiene perciò, siano altrettanto utili per conoscere a fondo il vissuto del nostro paese. 

D'altra parte l'inserimento, o se vogliamo la separazione dalla norma stabilita dal testo ufficiale che segue, trova fondamento dalla presenza in paese di alcuni oggetti antichi ed ora purtroppo sono scomparsi. Pezzi ritenuti per l'appunto antichi legati alla chiesa e ai parroci del paese fotografati per casualità all'epoca della mia giovinezza. Vale comunque la pena conoscerli a fondo e a pieno titolo. (7) Stesso problema riguarda lo stato economico e l'analfabetismo locale con i quali i parroci dell'epoca, dovevano convivere istruendo i ragazzi alla dottrina cristiana. Parleremo anche dei condizionamenti legati al patriziato dell'epoca. Di tutto ciò e altro discuteremo nei prossimi capitoli laddove il più importante sarà legato all'interruzione della chiesa del Mutti, su cui proporremmo la visualizzazione di alcuni documenti probanti.  

(7) Si tratta di un presunto miliare romano, posto lungo la via per "Gaio". (Gaggio, cit. Mutti) Unico, secondo indagini, collocato ai margini del Veneto orientale presso S. Michele del Quarto, inserito tra la provincia di Venezia e Treviso. In nessun'altra località del circondario né al di fuori della nostra provincia sono mai apparsi oggetti simili. Fortunatamente sono stati fotografati... accidentalmente purtroppo.
  
                                        


                                                       Fine testo.



                                      













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