Capitolo 7* - L'Arcangelo Michele e la funzione girevole interrotta. - 2002.


Pazientare nella lettura è la virtù necessaria che permette di capire la storia qualora si è risolutamente intenzionati introdursi nella quotidianità dei popoli e negli ideali del loro tempo. (A.B)

Per facilitare la lettura si consiglia seguire per ordine di successione i capoversi colorati in bleu. In caso contrario s'incontrerebbero malintesi.

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Capitolo settimo - 2002 **
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L'arcangelo Michele 
e la funzione girevole interrotta

             
La riattivazione del blocco girevole circa la statua relativa all'Arcangelo Michele situata sulla Torre di Quarto d'Altino, iniziò nell'ottobre 2001 e terminò nel  breve giro di pochi giorni. Ci si chiederà a questo punto il perché di tanto ritardo nel commentare un fatto accaduto oramai da anni, del quale bel poche persone ricordano. Per ragioni discrezionali che diremo durante la lettura del testo, ho deciso di diffonderlo  oggi mese di marzo 2019, malgrado i 17 anni di proroghe e rinvii. Un rimando certo intenzionale dovuto al modestissimo eco o se vogliamo curiosità, che l'evento avrebbe prodotto sulla popolazione dell'epoca. 

Ma la causa principale dell'odierna comunicazione si deve invece alla pubblicazione del settembre 2018 per la chiesa di Quarto d'Altino a cura di Ivano Sartor. Ebbene l'autore, per quanto avesse saputo qualcosa per vie riservate, a proposito del blocco citato, non ritenne opportuno assegnare il merito, come peraltro è sua abitudine, a chi aveva partecipato al restauro assieme ai due personaggi preposti. Non li aveva nemmeno visti né conosciuti personalmente e tanto meno da dove fossero giunti. 
D'altra parte il sottoscritto aveva già segnalato ai lettori e ovunque su Internet il movimento rotatorio della statua in base alla direzione del vento sin dal 1999..... ecc. ecc. Segnalazioni ripetute in ogni ambito della nostra provincia e ovunque nella regione sino all'avvenuta riparazione del 2001. 

Chi nega il merito altrui, aumenta la superbia di chi non riconosce ciò che spetta ad altri. 
(L'inosservanza delle norme stabilite dalla morale umana rappresenta nella totalità dei casi un comportamento negativo e chi lo esercita in piena autonomia, se ne deve assumere responsabilità e conseguenze) 

La narrazione ritardata appositamente oltre i limiti previsti ma già disponibile dal 2001, mi spinse nonostante la possibilità d'impiego anticipata, ritenendo diversamente opportuno renderla nota soltanto ora. Non avendo avuto infatti nessuna richiesta dall'autore nonostante la promessa fatta circa la storia relativa alla chiesa di Quarto d'Altino e del suo campanile, né costui mi rivolse mai parola, neanche quando venne a conoscenza sul ripristino della statua dell'Arcangelo Michele a cui vi partecipai, emarginandomi in tal modo dal contesto. E tuttavia, m'incuriosiva l'argomento che avrebbe trattato su di un tema del quale non né sapeva nulla e che peraltro spettava soltanto al sottoscritto.  

 Ridimensionato nel merito e nel ruolo.

Né mai avrebbe saputo cosa dire se non fantasticando sulla circostanza avuta luogo 17 anni fa, e tanto meno in grado di esporre un trattazione approfondita nei particolari, completata per di più da una relazione fotografica. 
Del resto è apparso tanto evidente leggendo il testo del Sartor, dove descrivendo il blocco girevole non trovò niente di più esaltante, asserendo che la statua abbisognava di una semplice oliatura. Che deludente saggezza! E tutto il resto? 
Ciò che invece conosceva molto bene e che aveva sperimentato con acuta scaltrezza, era quello d'evitare il vicendevole rapporto di lavoro col teste oculare (Il sottoscritto) temendo suo malgrado di uscirne ridimensionato nel merito e nel ruolo. E infatti, non mi sbagliavo. 

L'esaltazione della notorietà finisce nel momento in cui subentra la verità. 

La verità è un atto e un servizio di fede rivolto al lettore. E' anche  onestà intellettuale condivisa e accettata da migliaia di nobili narratori. L'onestà vieta infatti la tendenza all'inganno, fa crescere l'arte dello scrivere e del consenso, rafforza le norme morali e chi le elude, rischia di perdere il proprio apporto istruttivo, nome e anche credibilità. Ma la richiesta per l'accennata notizia riguardante il blocco girevole, come per altre tenute momentaneamente accantonate, non era nelle intenzioni del letterato che, come è noto si destreggia con miglior risultato copiando le mie conclusioni diffuse su internet. 
E cercando ciò che io stesso non avevo pubblicato, s'informò suscitando meraviglia a chi del blocco girevole nulla sapeva. E così, in un figurone davvero imbarazzante, evitò la richiesta all'unico testimone presente al restauro, preferendo citare vagamente il nulla, senza alcun razionale elemento, neanche il più elementare dell'intervento.  

L'infranta sapienza

L'unica prova attestante sarebbe pervenuta proprio dal sottoscritto, da colui il quale vi aveva partecipato, ma purtroppo il Sartor suo malgrado si rivolse alle persone sbagliate, peraltro estranee alla vicenda. E nel momento in cui rilevai nel dottore la pubblica scorrettezza, mi rallegrai dell'imbroglio e della disavventura cui egli stesso si aveva cercato. 
Un disarmante infortunio dunque, del quale ha inteso negarsi l'intera vicenda del restauro e anche qualche pagina in più di storia da narrare. E tuttavia, potrà ugualmente apprendere e riferire ai lettori trovandole appositamente qui, pubblicate sul mio blog. Anche per quanti intendano soddisfare la propria curiosità. 
Cosicché il sapiente letterato rimasto attaccato al palo, bloccato dalla propria infranta sapienza, potrebbe rifarsi copiando tutto il resto di ciò che non aveva richiesto, senza peraltro genuflettersi di fronte a chi del blocco girevole ne era al corrente. (1) 
Piegarsi intellettualmente, è risaputo oramai, rappresenta per chi si ritiene sapiente un'azione indecorosa, escluso il credente che pregando in chiesa s'inchina. Ma è particolarmente insopportabile per chi si ritiene sotto ogni punto di vista, indorato dall'erudizione.

(1) Per quanto riguarda il presunto autore del testo sul campanile di Quarto, quanto del blocco girevole della statua e della mia disponibilità nel raccontarla, mi è parso un segno di desolante povertà morale non aver richiesto le informazioni necessarie al sottoscritto. E non chiedendole non ha potuto neanche narrarle se non in una brevissima citazione dove ha persino evitato l'obbligo della fonte. (2)

(2) Vedi testo Sartor Ivano a pag 103 in nota 157, in Storia della chiesa in S. Michele di Quarto d'Altino - 2018.

Quel giorno in Canonica...

Necessitava a questo punto restituire il merito a chi aveva vissuto l'episodio del restauro, e che diffuse verbalmente e appositamente in Canonica evitando ovviamente  particolari di sorta. Quel giorno nella sala d'aspetto del parroco c'era anche il letterato, che muto come una tomba ma fine d'udito, non si degnò nella circostanza, chiedere al sottoscritto di cosa si trattasse. 
Giova però ricordare che durante la mia dichiarazione c'erano alcuni testimoni conosciuti e stimati, compreso l'amministratore della parrocchia, il sacerdote. 

E che altro ci si poteva aspettare da un personaggio dalla dubbia onestà che oltre al rifiuto documentale, doveva ad ogni costo primeggiare anche in notorietà? Ma la ragazzata più grande è stata quella di chiederlo a gente estranea, quella che non aveva partecipato al fatto. Ma si trattò davvero di leggerezza? D'immaturità? Dubitiamo, anzi non ci crediamo affatto. 

Non sempre infatti le bambinate degli adulti sono giustificabili con l'immaturità. In realtà il dottore si distinse per ciò che la sua stessa persona manifesta, il protagonismo più becero. Tolse così il diritto ai lettori di apprendere la fonte e il conseguimento della narrazione all'intera cittadinanza, non escluso il parroco che del blocco girevole e della successiva riattivazione, nulla sapeva. Ora però, è giunta l'ora di restituire il merito all'unico testimone della vicenda, qualora il lettore e anche il cosiddetto dottore, vorranno applicarsi nella lettura di quanto accadde durante quei giorni.

L'impraticabile restauro sul tetto della Torre, 
e il previsto crollo della statua 

Queste sono le ragioni per le quali la vicenda relativa al blocco girevole circa la statua dell'Arcangelo, viene oggi pubblicata. D'altra parte, se non  fosse emersa l'inattesa scorrettezza del dottore, cui fece seguito il mio disappunto, avrei tenuto riservata la circostanza per eventuali restauri alla statua da farsi a venire. Ma la proroga purtroppo non avrebbe consentito alla cittadinanza e anche ai prossimi parroci, di conoscere a fondo la ragione del blocco e delle prevedibili preoccupazioni dovute al crollo della statua. 
Ma sfogliando queste poche pagine, il timore del crollo verrà ad ammorbidirsi sino a ridursi del tutto. Dopodiché i parroci si renderanno altrettanto conto dell'impraticabilità concretamente nulla, di compiere un secondo restauro sul tetto del campanile. 

La piastra circolare e il dispositivo girevole

L'unico intervento possibile dopo il primo negativo, rimane in ogni caso, lo smontaggio della sfera in rame, dopodiché appare nella parte terminale della statua una piastra a forma di ruota, sul fondo della quale sosta tra il piedistallo in cemento e la stessa piastra circolare, il dispositivo girevole. E dopo aver visionato entrambe le parti e controllato l'entità del danno, agire di conseguenza.  
Tolto frattanto l'Arcangelo dal piedistallo, (E' indispensabile l'uso di un carrello mobile) potrebbe sostare sul loggiato dello stesso campanile, oppure trasportato a piano terra per l'inevitabile riparazione. 
Va precisato che il restauro praticato all'interno della sfera in rame dove la scultura si regge e gira dal 1958, iniziò il pomeriggio del 21 ottobre 2001 e terminò il 24 mattina ore 11.


Cronistoria dell'intervento 

Sarà pure sgradito a quel dottore che doveva ultimare la storia sulla Torre di Quarto, e che invece, causa l'incomprensibile atteggiamento, si privò di una  storia esemplare, rara e anche mai accaduta prima. E questo a nostro avviso, è una misura di restrizione, un proprio limite che lo porterà a visionare il Blog del sottoscritto laddove potrà apprendere e aggiungere ciò che ieri aveva rifiutato. E rammaricandosi oggi dell'accaduto, si privò ieri di una realizzazione che avrebbe incuriosito e appassionato migliaia di persone.

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Da tempo oramai la statua dava segni di stanchezza, un indebolimento che a prima vista pareva dipendesse da chissà quale anomalia, ma che a seguito di alcuni controlli a vista, venne accertata la difficoltà di girare su se stessa, causa probabile lo stesso meccanismo girevole. 
L'automatismo divenuto oramai obsoleto e lento, aveva tutto il diritto ad un equo riposo dopo 43 anni di attività. Un lungo periodo giunto pressoché al termine della sua vita meccanico-lavorativa, causa per la quale avrebbe impedito alla statua di girare su sé stessa, anche nel corso di forti correnti d'aria. 
Fatto davvero strano, se sino a poco tempo addietro, volteggiava automaticamente anche in presenza di leggeri venti di bonaccia. 
Dall'impedimento ridotto pressoché al minimo, si passò in breve ad un blocco permanente generando tra la popolazione un certo moderato disappunto. Al quale disagio, il parroco don Gianni Fassina, dovendo provvedere al restauro, spettava anzitutto visionare l'interno della sfera entro cui stazionava il dispositivo. Al provvedimento, s'imponeva anche la pulizia del tetto invaso dagli escrementi dei volatili e dalle erbacce infestanti. Com'è noto don Gianni, dopo aver constatato la permanenza dei piccioni stanziati anche sul tetto della chiesa e le relative grondaie ripiene di materia fecale, doveva necessariamente rimediare affrontando congiuntamente la spesa. 
 
Le difficoltà operative. 

Il ripristino da farsi sul punto più elevato della torre, prevedeva com'era
già noto, difficoltà operative assai rischiose, tra cui il modestissimo spazio di movimento non irrilevante ai fini operativi. 
Da aggiungervi anche la pendenza del tetto reso scivoloso dall'umidità mattutina, dove peraltro risultava piuttosto invecchiato, tanto da obbligare il personale vincolato al transito, scaricare il proprio peso su due tegole, anziché su di uno. (Due coppi in tal caso) Compito quindi non facile al fine d'evitare danni al rivestimento in cotto. Le funi di sicurezza legate al piedistallo agli operatori, si stendevano pericolosamente poggiati sulla copertura col persistente pericolo d'inciamparvi. Stessa questione riguardava gli attrezzi usati e sparsi pressoché a ventaglio sul tetto in pendioIl risanamento doveva in ogni caso realizzarsi come precisato dalla ditta, iniziando dal basamento della statua
Vennero scelti perciò due giovani personaggi di lingua tedesca residenti nella zona di Bolzano. Due mesi dopo l'intervento che pareva riuscito al meglio, la statua dell'Arcangelo si bloccò per la seconda volta arrestandosi nella medesima posizione precedente. Un dettaglio questo da non sottovalutare in quanto la posizione del blocco potrebbe indicare il punto del danno, che verrà comunque analizzato procedendo nella lettura.

Ciò premesso, approfitto e sottolineo quanto avevo anticipato nel mio blog, (profilo internet) riaffermando la versione con cui, qualora si fosse presentato un evento straordinario del quale mi fossi personalmente occupato, avrei argomentato l'episodio comunicando le ragioni del mio intervento. L'occasionale operazione giunse proprio in questa circostanza avuta luogo sulla sommità del campanile affrontata ahimè troppo precipitosamente, senza chiedere peraltro il permesso al parroco d'allora don Gianni Fassina.
La decisione di ieri mi consente oggi pur con estremo ritardo, di scusarmi coll'emerito parroco al quale, qualora gli avessi chiesto di salire sulla sommità, non l'avrebbe mai e giammai consentito. Di fronte ad un rifiuto che peraltro era già previsto, anzi scontato, mi assunsi l'onere di salirvi ugualmente da dove non potevo ridiscendere comunicando quanto avevo già deciso. D'altra parte, a notificare il danno e il resto dell'intervento spettava agli operatori di lingua tedesca, ragione per cui la mia testimonianza non avrebbe avuto valore alcuno, cosicché mi feci automaticamente da parte in attesa di eventi più favorevoli... giunti 18 anni dopo.

L'evento favorevole giunse dopo diciotto anni di silenzio.  

E se vi è stato tanto silenzio, non dipese certo da sorde ostilità personali che peraltro non avevano neppure ragioni di esistere, bensì, più semplicemente, per un fattore di riservatezza tenuta segreta per 18 anni consecutivi. E comunque, gli avrei prolungati sine qua non, se nel frattempo non fosse sorto il problema del secondo blocco all'Arcangelo. 
In realtà, ne avrei fatto a meno anche oggi, ma da quando la cittadinanza rumoreggia continuamente e geme sul blocco della statua, mi resi conto quanto sia preferibile narrare la vicenda descrivendo ciò che lassù ho potuto osservare sui numerosi problemi sorti. 
Anche tramite documentazioni fotografiche per mezzo delle quali mi sarei adoperato mostrandole un giorno, per un probabile e definitivo restauro. 
Ma quando la stessa cittadinanza apprenderà dalla lettura del presente testo, e quindi scoprire che mi sono inerpicato sulla vetta in un azzardo davvero temerario, potrebbe ragionevolmente condannare il gesto e decidere mio malgrado per un giudizio negativo, anche di rimprovero.   

Un giudizio e un rimprovero che potrebbero entrambi trasformarsi a mio avviso, in una completa assoluzione qualora si riuscisse riparare il danno mediante le foto scattate durante le fasi operative e qui pubblicate in parte. D'altro verso, quando giunsi in vista della vetta, avrei potuto anche ridiscendere se avessi dapprima considerato l'età stagionata che avevo, ma che rifarei ugualmente per tre ragioni fondamentali. 
La prima: fotografare il danno in un occasione ritenuta unica. Per seconda documentare il paesaggio e  per terza, donare al parroco Fassina don Gianni il rotolino fotografico, del quale purtroppo non ho potuto consegnare per le ragioni segnalate sopra.    

Per quanto riguarda il contributo fotografico escludo categoricamente vi siano state nel tempo, vanterie, prodezze, bravure o altro per aver realizzato ciò che credevo andasse fatto e concluso felicemente. 
Del resto, a partire già dall'anno 2001, mi proposi la narrazione dell'episodio e che ultimai su internet, escludendo ovviamente la pubblica lettura. D'altra parte la riservatezza cui oggi mi onoro di aver conservato, non è mai venuta meno sino al mese di marzo 2019, durante il quale pubblicai in anteprima, 
sotto la spinta dei motivi accennati, l'intervento narrato sul mio blog.    
                                              
La scopiazzatura.

Se poi avessi riferito verbalmente tutta la questione, dovrei ribadire per consumata esperienza che ben pochi o nessuno ne avrebbe tenuto conto. 
Esattamente come quando raccontavo vicende e attività riguardanti la costruzione del campanile e che in realtà, soltanto una sparuta assemblea di curiosi pareva interessata. Quel disinteresse di ieri, pare oggi stia mutando in consenso, in partecipazione civile e appassionato diletto. Grazie ai parametri pervenuti dalle visitazioni e dalle tante partecipate escursioni a cui va aggiunto la mia pubblicazione il cui testo è stato valutato positivamente e anche impietosamente scopiazzato. Per quanto riguarda il resto, ovvero quanto non è stato ancora narrato e pubblicato, verrà scelto dal sottoscritto il tempo e il periodo propizio

La parte conclusiva relativa alla Torre, non meno ampia in realtà di quanto avevo già pubblicato, verrà diffusa prossimamente in un capitolo aggiuntivo (ai tre precedenti) e probabilmente verrà ricopiata da quel "dottore" che non ha saputo aspettare e chiedere al sottoscritto, le necessarie  informazioni, con le quali completare
 la narrazione. (3) 
La parte restante, ritenuta peraltro più interessante dei tre accennati capitoli, anzi direi fondamentale ai fini di quanto accadde dopo, riempi l'animo d'orgoglio all'apostolo della storia locale (lo scrivente) che approfittando del colpo di fortuna causato dalla scorrettezza del Sartor, ha potuto così evitare la scopiazzatura dell'intero brano che divulgherà non appena spunterà l'occasione. 

((3) La parte conclusiva del testo circa l'interruzione e ripresa dell'attività sul campanile, competenze e altro, verrà pubblicata al più presto. 
Il capitolo n° 6 è stato infatti tenuto appositamente libero. Alla fine dell'intero programma i testi saranno non meno di venti, esclusivamente volti per la storia di Quarto d'Altino.                                  

Ma ritorniamo al blocco relativo alla statua. Se diversamente mi fossi escluso dalle riprese fotografiche e di tutto il resto qui testimoniato, non si sarebbe mai compreso perché l'incarico non venne affidato ad anima viva. Né gli operatori occupati a riparare il danno, privi peraltro dell'elemento fotografico, avrebbero  potuto documentare le operazioni in atto. Verificati dunque gli impedimenti sui quali ripeto, necessitava il riscontro fotografico che peraltro l'avrei confermato anche verbalmente, non si sarebbe potuto narrare e neanche individuare il movente per il quale oggi sono qui, spinto dal timore di possibili cedimenti della statua, elencando al parroco e alla cittadinanza le probabili cause dell'arresto. Di conseguenza, si giustificherebbe anche 
la mia personale sortita conclusa sul punto più elevato della torre. 
                                    
Il lungo processo degenerativo.

Quando poi giunsi sulla vetta e mi apparve la spaccatura in tutta la sua potenza degenerativa, mi resi istantaneamente conto della facilità con cui l'acqua piovana percossa dai venti, avesse potuto penetrare all'interno della sfera in rame, attraverso le due componenti arrotondate. (La fissa e mobile) 
La mobile infatti mostrava una vistosa fenditura estesa anche sulla parte fissa, all'interno della quale i volatili sostandovi a lungo, generavano nidiate di piccoletti. Oltre al giaciglio formato da fogliame, si notavano erbaggi d'ogni tipo, rametti e funicelle di lana, anche di canapa, escrementi e quant'altro, generando il tutto, un composto putrescente di fanghiglia. 
Ad alimentare la già ricolma lettiera, filtravano in più, polveri di sabbia e terriccio mezzo le due congiunzioni sferiche (Non del tutto ermetiche) le quali mosse e rimosse dai venti, contribuivano sin dalla posa in opera, ad aumentare il volume del cumulo interno. 
Dal contenuto prevalentemente organico risultava evidente che il vano adibito a lettiera fosse stato alterato anche dalle piogge filtranti, a cui si dovrebbero aggiungere pure le urine dei colombacci, cosicché tutto compreso, rendeva il giaciglio morbido tranquillo e confortevole. 
Evidente inoltre appariva l'azione corrosiva su tutta la circonferenza del globo formato in lamelle di rame, ma più che altrove, il guasto si mostrava a lato di Ovest dove il sole tramonta. (Lato Canonica e punto della spaccatura fissa e mobile, dove si nota anche il restauro) 
In conclusione, per ripulire l'interno della sfera, non bastarono due secchi di spazzatura, ai quali provvidi personalmente scaricandole a piano terra, percorrendo ovviamente più volte il camminamento. Queste le prime inconfondibili constatazioni.

Tra le foto che qui in pubblichiamo vi compaiono i due operatori, il punto del danno e relativa riparazione.  Per ragioni di privacy si è ovviamente tagliato il volto e parte del corpo dei tecnici, ridimensionando in tal modo anche la mole dell'Arcangelo. Si è poi ritenuto doveroso non pubblicare il nome della ditta che pur operando al meglio, non ha potuto riparare a regola d'arte come aveva previsto.



Foto ridimensionata. Archivio storico Bonesso Alfio. Copyright dell'autore.
L'Arcangelo Michele perno centrale della comunità, si protende verso la città ripreso dal basso verso l'alto. Realizzato in acciaio inox, è inossidabile alla ruggine e ad ogni condizione o alterazione climatica.  
A contribuirne la conservazione, vennero aperti sull'intera struttura alcuni fori di aleggio. Tra cui uno alla base, il secondo sulle labbra dischiuse, il terzo sugli occhi perforati e un foro sul capo. Il tutto permette una costante circolazione d'aria escludendo eventuali ossidazioni causati dai vapori acquei. Dal peso contenuto volteggia su se stessa per mezzo delle ali spiegate al vento. Vedi l'intera distinta al capitolo primo.

Oltre alle foto documentali, dovrei anche riferire riconoscendo a me stesso l'utilità del servizio militare, praticato allora tra le truppe alpine. (1965/66/ (epoca attentati in Alto Adige) In quel periodo infatti, acquisii numerosi addestramenti specifici sull'attività di montagna, le cui imprese mi permisero inerpicarmi anche sulla vetta della Torre. Devo dire poi con estrema franchezza, che senza quell'addestramento non me la sarei proprio sentita di salire sul tetto fotografando il punto del danno favorendo eventuali future riparazioni. Vi rimasi sia chiaro per il tempo necessario, sufficiente a scattare una serie di foto. Si sarebbe potuto fare di più, ma causa il dirupo, l'impraticabilità del tetto scosceso, l'ingombro delle corde non esclusa la mia stessa persona, non mi permisero sostare a lungo.



Foto ridimensionata. Archivio storico Bonesso Alfio Giovanni. Copyright dell'autore. Vedi sulla sfera in rame il foro entro il quale si rifugiavano i volatili. La parte superiore è smontabile e permette la pulitura interna, è poggiata in riparazione sui coppi. La gemella fissata alla statua non è smontabile. Vedi l'intralcio pericoloso provocato dalle corde e dall'attività degli operatori.

Sotto la piastra citata in apertura del testo, venne eretta la sottostante e visibile piattaforma quadrangolare in cemento ricoperta in lamella di rame su cui appare un piccolo squarcio, segno visibile dello sfaldamento in atto. (vedi foto più avanti)  Sopra lo stesso piedistallo si erge un tronco di cono che regge la statua. (probabile corpo unico col piedistallo)
Scorto dal basso pare quasi fondersi in un unico blocco ma che a circa metà della sfera, risulta all'opposto diviso in due parti. L'inferiore dove appunto appare la spaccatura è saldamente ancorato al piedistallo, la superiore legata all'Arcangelo, volteggia assieme alla stessa scultura. 
Entrambe però, se osservate dal piano terra, pare un corpo omogeneo in completa armonia con quello posto di sopra.                              

Riordinato e pulito l'interno, oliato anche il meccanismo girevole, chiusa infine la fenditura, vedemmo finalmente l'Arcangelo girare su se stesso e anzi volò come meglio di prima. 
In quell'occasione vennero sostituite anche le tre lampade irradianti il cui riverbero notturno divenuto 
pressoché smorto, rivalorizzava la figura dell'Arcangelo. E il crescendo riverberante rendeva pressoché a giorno anche la sommità della Torre che a sua vota veniva intercettata dai naviganti oltre il limite della laguna. 
L'intensa luce prodotta, veniva anche segnalata da alcuni pescatori locali, i quali durante le notti di attività peschereccia, si trovavano ben oltre la zona costiera. 


                    
Foto ridimensionata. Archivio storico Bonesso Alfio Giovanni. Copyright dell'autore. Nota la base quadrangolare in cemento rivestito di rame. Sulla sfera lato ovest appare il danno riparato in lamella di colore diverso. Le congiunzioni visibili tra le due sezioni sferiche, non sono ermetiche e quindi permettono l'ingresso di sostanze inquinanti,  tipo terriccio, polveri e altro. 
Intorno alla sfera si nota l'azione corrosiva tinta rosso scuro, punto nel quale l'umidità notturna, prima di scendere sulla piattaforma, si blocca sospesa e gocciolando lentamente si trascina sulla parte sottostante. La corrosione è visibile nella tinta scura.

                  
  Le probabili cause del blocco.

Risanato il meccanismo girevole sulla cui riattivazione nessuno avrebbe mai dubitato, eppure neanche due mesi dopo si arrestò nuovamente senza motivi apparenti
Ostacolato da chissà quale altro sconosciuto elemento, venne così a bloccarsi per la seconda volta l'azione rotante, arrestando non a caso, anche l'Arcangelo nel medesimo punto di prima. 
Venne così a cadere nel nulla l'apparente successo prodotto dalla pulitura interna, originata dall'abbondante ingrassaggio antigelo, misto ad oliatura rigenerativa. 
Si capì a quel punto l'inutilità dei prodotti lubrificanti, secondo i quali il meccanismo girevole funzionava da almeno 53 anni privo di tali elementi, senza peraltro ne avesse bisogno. E infatti, non appena la sostanze lubrificanti si attenuarono o meglio si esaurirono, venne anche a mancare quella spinta che inizialmente avevano prodotto, bloccando poco dopo il moto rotante.

Dalla posizione assunta, dove oramai la statua giace immobile da anni, si potrebbe ipotizzare la causa per la quale secondo la mia personale esperienza in meccanica, pare sia stata prodotta da una profonda depressione dovuta principalmente dalle escrescenze corrosive degli animali. Non sono esclusi eventuali formazioni di ruggine. 
Potrebbe pure dipendere dal consumo dei cilindri rotanti o dallo schiacciamento delle sfere a cuscinetto. Forse anche da una serie di ingranaggi interrotti o consunti, cui tutti i soggetti elencati non essendo visibili, non si conosce nemmeno quali di questi operi sul sistema girante. Ma se in realtà uno tra questi esiste, sono collocati invisibili sotto la piastra a forma circolare. 
L'arresto peraltro, non è da imputarsi solo alla depressione prodotta dagli escrementi corrosivi, ma anche dal peso stesso della scultura che per quanto contenuto, spinge la propria gravità entro l'avvallamento in origine pianeggiante. Le cause dunque sono da attribuirsi a molteplici fattori, pur notando che il principale rimane l'infossatura. 



  
Foto ridimensionata. Archivio storico Bonesso Alfio Giovanni. Copyright dell'autore. Vedi la pericolosa sostituzione lampade.

La complessità dei costi.

Per quanto riguarda la mia presenza non necessaria a livello tecnico, non mi permise visionare l'interno della sfera dopo che la stessa venne ripulita e oliata. Né chi doveva garantire il volteggio non dimostrò persuaso dalla ripresa rotatoria, l'attenzione e la sicurezza necessaria. Né in realtà, in quelle condizioni si sarebbe potuto fare più di quanto è stato fatto. Qualora le cause fossero quelle citate e le modalità di restauro farsi complicate, non rimarrebbe altro come anticipato, smontare l'Arcangelo sostituendo il meccanismo rotante con gravi conseguenze di costi. Oppure conservarlo rivolto alla piazza come pare abbia deciso il fato. D'altra parte la sostituzione oltre a rivelarsi evidente, è anche impossibile ripetiamo, sostenere sulla vetta del campanile se non rimuovendo l'Arcangelo.



Foto ridimensionata. Archivio storico Bonesso Alfio Giovanni. Copyright dell'autore. Vedi angolo a sinistra l'evidente sfaldamento sulla copertura in rame. Dopo 18 anni dalla realizzazione fotografica potrebbe essersi ampliata con grave danno.
                                                 
Le impalcature esterne al campanile.

E se si deve aggiustare come pare abbia deciso l'inevitabilità, si dovrebbe attendere limitando i costi, il momento più favorevole quale sarà il restauro del campanile
In quell'occasione la Torre verrà circondata da impalcature esterne e capriate di sostegno, per mezzo delle quali si potrà smontare tranquillamente l'Arcangelo e riporlo in una officina specializzata (4) per un adeguato restauro. La spesa del meccanismo girevole oltre allo smontaggio e rimontaggio della statua, verrà ovviamente associata al restauro della Torre. 

(4) Va segnalata inoltre la cessata attività dell'officina meccanica in cui si realizzò la statua. Dopo anni dalla morte del maestro, si spense anche il figlio che aveva ereditato la specializzazione dal padre. Ragione per cui ci si dovrà affidare ad una seconda officina specializzata al caso.

Le segnalazioni, i consigli e alternative riportate nel testo, sono da considerarsi disinteressate. Sono consigliate ma non obbligate, se non di agire per il bene della comunità. Si operi quindi e si proceda come meglio si creda. Per quanto mi riguarda, credo d'aver fatto il possibile qualora si consideri le condizioni proibitive in cui si svolse l'indimenticabile e ardita arrampicata, grazie alla quale lassù, ho potuto esercitare l'azione fotografica e godere dello spazio interminabile dell'universo. Al limite del quale si notava separato tra l'azzurro del cielo e la terra verdeggiante, una linea arcuata di tonalità blu oltremare che segnava la rotondità della nostra casa comune. 
E durante questi lunghi anni, dove ho tenuto lontano dagli sguardi impropri le foto di portata strategica, mi sono reso conto riguardandole, che avevano assunto secondo quanto narrano, il prezioso valore dell'unicità..... ma questa è una espressione insidiosa per i confronti che comporta.
                                           
                                          Fine capitolo settimo.


Oggi giovedì 23 maggio 2019. Desidero ringraziare i lettori e quanti ogni qual tanto mi seguono con simpatia. Sono francamente commosso per gli apprezzamenti verbali e mediatici espressi nei miei confronti dalla cittadinanza. In particolare sul corrente testo pubblicato in anteprima su internet il mese di marzo 2019. 
Ringrazio tutti di cuore. Non merito tanto." 

P.S. Le foto circa la "Sortita" sulla Torre di Quarto verranno esibite su richiesta durante manifestazioni fotografiche a carattere religioso. Ripetiamo ancora una volta che i testi sulla storia di Quarto d'Altino saranno alla fine del programma, circa 20 di numero. E forse anche più di quanto preventivato, causa anzitutto, l'ampliamento dei contenuti rispetto ai 18 volumetti pubblicati dallo scrivente.