Pazientare nella lettura è la virtù necessaria che permette di capire la storia qualora si è seriamente intenzionati introdursi nella quotidianità dei popoli e negli ideali del loro tempo. (A.B.)
Per facilitare la lettura si consiglia seguire per ordine di successione i capoversi colorati in bleu. In caso contrario s'incontrerebbero malintesi.
Per facilitare la lettura si consiglia seguire per ordine di successione i capoversi colorati in bleu. In caso contrario s'incontrerebbero malintesi.
Festa S. Michele: i primi trent'anni e la scomparsa di Enrico.
Capitolo decimo **
Il testo è stato realizzato nel 1998 e diffuso su Internet nel 2016. (Salvo eventuali correzioni.)
Premessa
Il testo autografo diffuso a seguito della corrente premessa, venne progettato per la storia religiosa della parrocchia sito in Quarto d'Altino. Destinato quindi ad arricchire le cronache più o meno interessanti del nostro territorio. Dovendo comparire nel fascicolo festa S. Michele del 2016 unito alla memoria del defunto Enrico Ceschel, venne invece rimandato a causa di un grave incidente a danno del medesimo a data da destinarsi...
Per lo stesso ragione si è dovuto rinviare anche il contenuto circa la confraternita dell'abitino praticata da Maria De Reali, dove nel presente testo viene pressoché menzionato. Di conseguenza si è dovuto rinviare anche la confraternita del Carmelo istituita da Scattolin don Carlo e le stesse processioni all'Oratorio "alla Casona" sito in via Claudia Augusta.
OOO
Testo
Il testo autografo consegnato alla parrocchia nel mese di Aprile 2016, non venne mai pubblicato sull'annuale libretto dedicato alla Festa S. Michele. I motivi ci sono ignoti
La memoria se non è viva non basta
Promossa dalla stessa parrocchia ma istituita come sagra paesana dall'amministrazione comunale nel primo dopoguerra, veniva a realizzarsi durante la quarta domenica del mese di luglio, quando improvvisamente dopo 40 anni dalla fondazione, accadde un fatto luttuoso.
L'episodio letale capitò all'interno dello spazio concesso dall'azienda comunale entro cui si svolgeva la sagra, laddove gruppi di festosi ragazzi si dedicavano a giochi ricreativi. E scherzando durante la rimozione delle giostre, avvenne un fatto piuttosto increscioso cui mediante scarica elettrica, provocò la morte al giovane Enrico Ceschel.
Di fronte alla gravità del caso ed in seguito all'intervento degli organi giudiziari, l'amministrazione comunale ritenne opportuno sospendere l'attività e le future progettazioni. L'allontanamento dell'organo pubblico alla successiva festività oramai soppressa, privò tra la diffusa amarezza popolare l'unica attività ricreativa del paese, causando la fuga dei giovani verso le spiagge del litorale, lasciando dietro di se un vuoto profondo da colmare.
A riempirlo intervennero alcuni prelati del paese che in un lasso di tempo non breve, trasformarono la sagra orfana della popolazione, in una festa patronale di orientamento laico. In seguito divenne religiosa.
L'esordio del 1986 non fu certo privo di ostacoli, le preoccupazioni non mancavano, l'organizzazione pure difettava, si temeva anche un eventuale rifiuto innovativo provocando tra gli stessi promotori ripercussioni negative. Timori per i quali il progetto da lì agli anni a venire, si rivelò positivo sino ad acquisire la completa autonomia.
Il primo sacerdote al cui seguito si formò una folta schiera di giovani, fu senza dubbio don Mario Ronzini. Ideò un programma calcistico, del quale pur non avendo ben chiara la finalità, riuscì fiducioso nell'intento avvicinando numerosi comparti giovanili. L'immobilità della parrocchia durata peraltro anni, venne così scossa e recuperata in parte dall'intervento del parroco, al quale non mancò il contributo di tante persone generose. C'era comunque tanta volontà di predisporre qualcosa e più cose concretizzò, tra cui ricordo, la costituzione dei lustri matrimoniali gradevoli e aperti a tutti, praticati inizialmente in un ristorante del centro paese. Il resto si avviò spontaneamente, per quanto lentamente.
Sulle orme del Ronzini seguitò il Consiglio d'Istituto delle scuole elementari, che propose al nuovo parroco don Italo Sinigallia la fondazione di un festa patronale dal titolo "Le Altiniadi". Alla manifestazione sportiva il prelato progettò d'includervi giochi per soli ragazzi, dai quali purtroppo non riscosse l'adesione sperata.
Sulle orme del Ronzini seguitò il Consiglio d'Istituto delle scuole elementari, che propose al nuovo parroco don Italo Sinigallia la fondazione di un festa patronale dal titolo "Le Altiniadi". Alla manifestazione sportiva il prelato progettò d'includervi giochi per soli ragazzi, dai quali purtroppo non riscosse l'adesione sperata.
Aderendo frattanto al progetto del Consiglio per le scuole elementari, rifondò la sagra nel 1986, anno stesso dell'ingresso del Sinigallia, (13/07/1986) trasferendola al mese di settembre in comunione col Santo patrono. I primi festeggiamenti vennero realizzati senza l'apporto delle tradizionali giostre, si temeva ovviamente il ripetersi del tragico fatto nefasto. Finché nel 1993, resosi necessario l'erezione dell'attuale patronato (Eretto dalla comunità parrocchiale) comparvero anche le prime timide giostrine.
La cura di Don Gianni Fassina giunto dopo, andò ben oltre i miglioramenti del Sinigallia e perfezionando la festa, pose anzitutto in sicurezza i circuiti elettrici sul fondo del Campo sportivo. (luogo in cui avveniva la sagra parrocchiale altrimenti disposta nelle circostanti piazzette dall'azienda comunale) Di conseguenza poté incrementare giostre e divertimenti molto apprezzati dal numeroso pubblico che per tutta la durata della sagra, in particolare nel giorno della solennità partecipò senza procurare incidenti.
Di fronte alla ritrovata e nutrita folla, l'Azienda Municipale rispose decretando che tutte tutte le attività scolari e pubbliche verranno giustamente sospese per un breve periodo di vacanza.
In seguito il Fassina ripropose le Altiniadi il cui numero di giovani non essendo bastevole causò la sospensione definitiva. Arricchì la festa con mostre fotografiche locali, di fonte archeologica, derivati diversi, raccogliendo vasti consensi. Durante gli annuali incontri trasmise alla festa sino allora di origine laica, l'impronta religiosa sino a quel momento assente.
Introdusse per esempio, la benedizione dell'Arcangelo Michele ai bambini e ragazzi ponendoli sotto la protezione del Santo mediante Santa messa. Amministrò ai fanciulli nati durante il mese di settembre il primo sacramento. Vivacizzò la festa invitando personaggi religiosi di riconosciuto valore. Durante la ricorrenza amava soffermarsi tra i giovani e anziani, con i quali gradiva ascoltare i loro bisogni ed esperienze.
Divulgò l'annuale fascicolo "Festa S. Michele" corredandolo di eventi relativi alla chiesa, di foto antiche e di storia locale apprezzata dalla comunità. Oggi quei fascicoli conservati dalla popolazione godono di considerazione per l'alto livello di fedeltà. La presenza fotografica di origine piuttosto antica pubblicata sui relativi libretti, è ritenuta di enorme valore storico. Le immagini potrebbero essere valorizzate su temi diversi alimentando nei giovani, curiosità ed interessi prettamente locali anche per lo studio del proprio territorio. Ma procediamo per gradi.
Vivere il proprio futuro ricordando il passato
Vivere il proprio futuro ricordando il passato
Una gradualità che ha come compito dimostrare attraverso fatti, vicende ed eventi del passato, la maturità e lo spirito di aggregazione della popolazione che in breve, si ampliò progressivamente e generosamente. E' noto d'altra parte che un contenitore di fondamenti, quando è condiviso dalla cittadinanza, realizza sempre e realizzò, ciò che la parrocchia dimostrò in anni di solidarietà. (Si veda per esempio il campanile e la scuola materna eretti dalla cittadinanza malgrado l'inesistenza dell' 8 per mille. Ai posteri resterà comunque il giudizio dell'operosità del paese)
E ricordando appunto il trentennale evento, il cui corrente testo apparirà sul fascicolo del prossimo mese di settembre 2016, si propone come strumento di ricordi, di dati ed eventi il cui scopo è la conservazione delle proprie radici. (Di parere diverso il parroco don Gianpiero Lauro, non autorizzò la pubblicazione)
L'auspicio che qui rivolgo ai residenti di Quarto d'Altino è quindi volto al futuro senza scordare il passato. Dovremmo perciò ripensare agli esempi dei padri dai quali molto dobbiamo, senza però, aver mai approfondito la provenienza della loro volontà e responsabilità. Obblighi morali dunque che peraltro non vennero mai a mancare e per i quali oggi, vorremmo se pure in ritardo, documentare.
Nel paese del domani prevarranno infatti i ricordi di quanti hanno saputo custodire il passato e presente, narrando senza escludere come a noi pare giusto, la tragedia della famiglia del povero Enrico.
Spentosi tragicamente durante la sagra del 2 agosto 1984, narreremo in sua memoria le origini della festa dedicata al patrono S. Michele. Solennità durante la quale, avvenne la morte immatura del giovane, gli verrà pertanto dedicato l'attuale contenuto ricordando la tragicità del fatto, durante la parte finale del testo.
Le origini della sagra in un lungo processo
d'iniziative e manifestazioni
Si potrebbero interpretare come precursori dell'attuale festa, secondo ovviamente dati storici documentati, le prime aggregazioni popolari sorte a S. Michele del Quarto a partire già dall'anno 996. (VIII sec.)
Periodo in cui, l'imperatore Ottone III concesse al Doge Orseolo la costituzione in loco: "di un mercato e di un porto sul fiume Sile, poco lontano dalle rovine di Altino e sul tronco della Via Claudia Augusta". Sul grande mercato e porto vi affluivano merci da tutta l'Italia settentrionale, addirittura dal nord Europa mezzo la Via Claudia Augusta, divenendo in breve, un emporio commerciale di primo ordine.
Questo tipo di associazione unito alle istituzioni religiose già vigenti a S. Michele del Quarto, diedero inizio a quel processo di comunione, accorpati alla Pieve di San Cassiano di Povegliano Altinte, (L'odierno Pojan di Marcon) che già operava sin dai primi anni del sec. 1000, in qualità di Capo Pieve sulla cappella minore chiamata S. Michele del Quarto.
Poco a poco il commercio, originato dal Doge e dai cattolicissimi veneziani, (Devoti a S. Marco e S. Liberale di Altino) avvicinò lentamente non solo i residenti del "Quartum" (S. Michele del Quarto) ma anche le comunità meno favorevoli per l'istituzione dello scalo portuale e mercato, integrandole alla festa. Questa esigenza venne aumentando specialmente sotto il dominio veneziano, dove le continue relazioni avevano ampliato i propri confini, estendendoli in distretti e regioni diverse.
Poco a poco il commercio, originato dal Doge e dai cattolicissimi veneziani, (Devoti a S. Marco e S. Liberale di Altino) avvicinò lentamente non solo i residenti del "Quartum" (S. Michele del Quarto) ma anche le comunità meno favorevoli per l'istituzione dello scalo portuale e mercato, integrandole alla festa. Questa esigenza venne aumentando specialmente sotto il dominio veneziano, dove le continue relazioni avevano ampliato i propri confini, estendendoli in distretti e regioni diverse.
Da una vita vuota di valori nacque dunque il concetto di associazione, sufficiente e forte da imporre agli altinati qualunque attività, anche ricreativa. Il mercato di allora non era certo la sagra oggi conosciuta, possedeva però, tutte le particolarità e premesse per formarsi e diventare tale. Grazie poi ai divertimenti praticati dinanzi il sagrato della chiesa, (Cui deriva il titolo sagra) posero la base dalla quale nacque la vera e propria sagra paesana.
Su tali presupposti, per altro piuttosto fondati, vi presero parte anche alcuni paesi limitrofi sviluppando su S. Michele del Quarto una funzione associativa di prim'ordine. Vediamo quali, come e il perché.
Dal mercato alle aggregazioni religiose.
Dal mercato alle aggregazioni religiose.
Sul borgo antico, denominato oggi S. Michele Vecchio, già esisteva intorno al 900 (VIII sec.) una torre ora abbattuta operante da caserma, carcere e tribunale, (Dall'antico collegio giudicante abbattuto, vi successe più tardi il Palazzo Zorzi col titolo di tribunale) laddove si svolgeva la vita militare, politica e civile della zona. Quella religiosa aveva come punto di riferimento la citata Pieve di S. Cassiano di Povegliano Altinate. (L'attuale Pojan sito antico di S.Liberale posto di là del fiume Zero)
L'edificio post Costantiniano venne in seguito eletto a Capo Pieve grazie al proprio fondamento antico ponendosi come coordinatore sulla Cappella S. Michele del Quarto. Occupata dai Longobardi cristianizzati, avevano eretto il primo oratorio (o chiesetta) dedicandola a S. Michele Arcangelo, loro protettore, cavaliere della giustizia e libertà
Coll'andare del tempo la Cappella pur svolgendo una propria attività religiosa, mancava purtroppo di fonte battesimale e annesso cimitero. Un anomalia per la quale doveva rivolgersi alla Pieve del Pojan, che caduta frattanto in rovina e non potendo pertanto esercitare il primo sacramento ai fanciulli nati in S. Michele del Quarto, dovette recarsi presso la chiesa S. Maria Assunta di Casale sul Sile. Anche per le sepolture.
Ammettere oggi quanto forte sia stata la familiarità tra questi paesi pur privi delle necessarie documentazioni probanti, eppure valutando la vicinanza e il quieto vivere tra le due relative entità, espresse anche industrialmente, parrebbe davvero un fatto scontato e anzi, a nostro parere lo è. D'altra parte trattandosi soltanto di ipotesi fondati unicamente dagli incontri religiosi, sepolture e battesimi, vanno pure considerati le attività che avevano in comune, gli interessi che allora procurava la fornace delle Crete, il transito al porto e mercato al "Quartum", gli incontri giovanili, le amicizie, matrimoni e parentele, tutto alla luce dei due episcopati: di Treviso e Torcello.
Inoltre, la presenza della citata caserma operante da carcere e tribunale, rendeva ancora più facile l'attività lavorativa, quella religiosa, anche il corso della vita familiare, che protetta dagli agenti di custodia o dalle guardie locali, riusciva vivere sufficientemente tranquilla. Nel 1500, essendosi frattanto eretta la Cappella di S. Magno alle Tre Pallade e S. Michele del Quarto divenuto a sua volta Capo pieve, si rese infine indipendente dai battesimi ma non dalle sepolture praticate sino allora tra i paesi del trevigiano. Questo in sintesi la familiarità esercitata tra i centri abitati limitrofi, controllata e preservata dalle amicizie, abitudini e dagli interessi comuni.
Le prime autonome istituzioni.
Elencare tutte le iniziative praticate dalla nascente parrocchia S. Michele Arcangelo di Quarto d'Altino, non sarebbe dunque sufficiente, dati i numerosi eventi storici, la divulgazione di un solo fascicolo annuale, bensì due, ideati e promossi dal parroco emerito Fassina don Gianni. Se poi dovessimo aggiungervi anche le particolarità delle iniziative, delle idee, vedute e i programmi storici, non esclusa la fretta nel realizzarli, si finirebbe per stravolgere e separarsi dal progetto riservato al 30° anno della festa.
Ci limiteremo pertanto enumerare nell'ordine, alcuni eventi religiosi nei quali la partecipazione di allora si rivelò fondamentale per la formazione e maturazione degli altinati. Una solida base di partenza per concludere, ferma e salda che permise la realizzazione delle opere in parte elencate, e di quanto andiamo ad illustrare.
Alla scoperta delle radici cristiane degli altinati.
Alla scoperta delle radici cristiane degli altinati.
Nel 1698 per esempio, si teneva a S. Michele del Quarto l'annuale processione dedicata alla Madonna del Rosario. Prendeva avvio dalla chiesa di S. Michele Vecchio (Attualmente demolita) sostava presso la piazzetta di via Roma dove dal 1400/500 ad oggi, vi staziona il palazzo Zorzi detto il "Tribunale". Dopo una breve sermone a cura del parroco, seguiva la rituale benedizione e quindi ritorno in chiesa. Una seconda manifestazione datata 13 giugno 1923, veniva riservata al Santo Antonio da Padova. La processione prendeva corpo dalla recente chiesa parrocchiale sino alla citata piazzetta e viceversa. Altre solennizzazioni le diremo più avanti. Mi soffermerò frattanto su alcuni punti ben definiti e sui valori che seguono.
Maria De Reali e la confraternita dell'Abitino.
Nel medesimo anno veniva istituita a S. Michele del Quarto la "Confraternita dell'Abitino", periodo in cui la nobile Maria De Reali proprietaria dell'Oratorio "alla Casona", sito antico di Via Claudia Augusta, nonostante avesse ricevuto dal genitore l'ordine di abbatterlo poiché lo riteneva in pessime condizioni statiche, e tuttavia Maria, si dilettava dal 1923 circa, (Anno dell'istituzione della confraternita) a rivestire la statua della Madonna di antichi merletti e fini tessuti. L'addobbo avrebbe evitato a nostro avviso, la demolizione imposta dapprima dal padre e in seguito dal patriarca di Venezia su autorizzazione di Papa Pio X.
Il provvedimento noto ai dipendenti di Maria De Reali, meno nota era invece la ragione dell'ornamento, al quale vi aggiungeva molti elementi decorativi tra cui preziosi ricami, pizzi ottocenteschi, collane e vestiti sgargianti che avevano come finalità secondo nostro parere, evitare la demolizione. Non mancavano offerte alla Vergine tra decine di candele accese. Si riteneva infatti che chi avesse indossato l'abitino durante le preghiere (Mese di maggio) gli sarebbero state risparmiate dopo la morte pene severe. Tutto questo accadeva alla presenza dei propri coloni mezzadri, con i quali aveva un rapporto religioso importante e che invitava durante le cerimonie almeno una volta all'anno. (1)
(1) - Maria De Reali incline a sentimenti profondi per la Madonna verso cui portava il medesimo nome, la rivestiva con estrema eleganza attivandosi nella preghiera in compagnia delle donne "Rurali" (Titolo d'epoca fascista) dipendenti della famiglia De Reali.
Se diversamente la nobildonna non avesse posseduto l'etica religiosa, non avrebbe sicuramente istituito la manifestazione a scopo privato e neanche abbattuto l'Oratorio secondo la volontà del padre. Fatto sta che l'Oratorio non venne mai demolito il cui movente principale, pare sia dovuto al reperto mariano emerso tra i fondi di loro proprietà e conservato per anni.
Altre notizie si trovano sul capitolo n° tre al paragrafo "Sua Santità Pio X....." e inoltre: "A riguardo dell'antico Oratorio."
L'inevitabile progetto
L'iniziativa religiosa di Maria De Reali sarebbe dunque sorta, oltre al celebre e precedente rinvenimento Mariano, (Statua lignea della Madonna emersa dai campi) anche a ricordo della neonata sepolta all'Oratorio a lato dell'altare. La fanciulla inumata ed in seguito riesumata, corrisponde al nome di Maria Maddalena Rosati di Antonio e Anna Cadoro: stesso nome appartenuto, a Maria Maddalena di Magdala. (2) Un termine come si nota, (Si osservi la combinazione) uguale a quella Maria rinvenuta nel 1850 tra i campi delle "Brustolade" e che in seguito, verrà chiamata in termini più appropriati "rinvenimento Mariano".
L'iniziativa della nobildonna avrebbe così coinvolto i propri dipendenti nella preghiera, rendendo partecipe nello stesso progetto anche la neonata Maria Maddalena, sepolta inizialmente all'Oratorio.
(2) - Maria Maddalena di Magdala secondo il nuovo testamento è stata un'importante sostenitrice della resurrezione di Gesù. Fu la prima in quel mattino di Pasqua a cui il Cristo Risorto apparve chiamandola per nome. Probabilmente Maria De Reali sedotta dal nome della neonata Maria Maddalena Rosati e della sua stessa vicenda, l'avrebbe portata a nostro avviso, a subire a fin di bene, o come elemento di sostegno, il fascino della Vergine Maria di Nazareth.
In questa combinazione di nomi perfettamente identici, la sostenitrice della resurrezione di Gesù Maria di Magdala, incluso Maria Maddalena Rosati e inevitabilmente anche il rinvenimento Mariano, come del resto il nome della stessa Maria De Reali, la quale, nel momento in cui si accorse di possedere in questa breve trafila di nomi uguali a se stessa, sui quali riteneva il più importante quello della neonata sepolta. Ragione per cui acquistò secondo il proprio sentimento religioso l'odierna statua, cui valse risvegliare in sé, una sostanziale convergenza di ricordi.
Più tardi, dopo la cessione dei fondi De Reali-Lucheschi e la morte di Maria De Reali, il nuovo acquirente vi scoperse all'interno dell'Oratorio la statua abbandonata dalla nobildonna. L'acquisto si deve sicuramente a Maria De Reali (E chi altri se non la possidente?) proprietaria all'epoca dell'Oratorio e dei relativi fondi. D'altra parte, riferendosi non solo ai nomi citati, ma anche alle fasi di svolgimento, sarebbero ricaduti per quanto si possa capire, sugli obblighi morali di quella stessa Maria che aveva ricevuto l'ordine di abbattere l'Oratorio. E conservandolo, rivestì la Madonna di preziosi ricami nonostante l'opposizione del padre.
Un termine dunque quello di Maria, la cui sorte pare sia destinata a succedersi nel tempo. Non più di tanto poiché da lì a breve, sorgeranno a seguito delle ben note manifestazioni degli anni 60 del novecento, le prime processioni dedicate alla Vergine del Carmelo. (Grazie alle battaglie sostenute dal parroco Scattolin don Carlo e che illustreremo in un capitolo a parte) (Vedi al capitolo n° 14 su paragrafo: "Della Memoria")
Offerte pervenute dalla fam. De Reali
La tradizione dell'addobbo a S. Michele del Quarto ha origini piuttosto antiche, già nel 1853 la Madonna del Carmelo "si rivelava al popolo vestita di seta". E proprio in quell'anno, l'inventario della chiesa in S. Michele del Quarto enumerava ben 5 vestiti per la Madonna. Nel 1881 troviamo la Contessa Laura Da Porto (Madre di Maria De Reali) a provvedere all'elemosina della Santa Messa nell'Oratorio."
Il 30 luglio 1939 troviamo ancora la contessa Maria De Reali ad offrire Lire 100 per la B. V. del Carmine. Il 7 ottobre 1938 la fam. De Reali in Lucheschi (Stessa fam. di Maria) offriva un quantitativo di Bozzoli (Baco da Seta) corrispondente a 100 Lire. Un offerta di lire 1.500 destinata a spese di culto venne effettuata il 17/02/1942/ dalla Marchesa Teresa di Canossa (Teresa maritata Canossa è sorella di Maria) che pur ereditando una porzione di terra in un delimitato diverso, fece ugualmente la donazione riservandola alla parrocchia S. Michele del Quarto. Maria morì nel 1944, Teresa nel 1947. L'anziano e unico fratello Giuseppe De Reali ultimo esponente maschio della famiglia, morì nel 1937 lasciando all'unica figlia una vasta proprietà fondiaria.
I legami di relazione e la terza
imprevista demolizione.
Alcune riflessioni da sottoporre ai lettori a partire dal numero 1 al12.
(1) Il rinvenimento della celebre scultura mariana emersa tra i campi delle Brustolade, venne raccolta dalla famiglia colona Camelotto detto Bonesso (1850 circa) ed è tuttora ricordato dagli eredi.
(2) La sepoltura della neonata Maria Maddalena Rosati è confermata in citazione archivistica: "Sepolta a costa dell'altare". (A lato dell'altare) Ragione per cui l'Oratorio all'epoca della tumulazione, risulterebbe privo di pavimentazione, oppure da pietre in cotto rimuovibili ma non certificate. Lo è invece l'altare d'origine. In seguito la salma venne trasportata al cimitero del Vecchio S. Michele del Quarto.
(3) La rinuncia di Maria De Reali nel demolire l'antico Oratorio su autorizzazione di Papa Pio X, potrebbe indicare qualcosa di già stabilito, o chissà, forse assegnato in modo irrevocabile dal destino. E come si vedrà in seguito, l'accesso all'Oratorio avverrà definitivamente durante gli anni 60 del novecento. L'ordine della demolizione venne formulato dal Patriarca di Venezia che aveva ottenuto in cambio, un altare per la nuova chiesa parrocchiale di S. Michele del Quarto. "E, che il materiale demolito" aggiunge il Cardinale "non sia adoperato per usi sordidi." L'altare completo di statua venne com'è noto devoluto alla parrocchia, ma la demolizione dell'Oratorio non fu mai eseguita. Perché? Quali progetti aveva Maria De Reali? Vediamo di capirlo seguendo gli eventi.
(2) La sepoltura della neonata Maria Maddalena Rosati è confermata in citazione archivistica: "Sepolta a costa dell'altare". (A lato dell'altare) Ragione per cui l'Oratorio all'epoca della tumulazione, risulterebbe privo di pavimentazione, oppure da pietre in cotto rimuovibili ma non certificate. Lo è invece l'altare d'origine. In seguito la salma venne trasportata al cimitero del Vecchio S. Michele del Quarto.
(3) La rinuncia di Maria De Reali nel demolire l'antico Oratorio su autorizzazione di Papa Pio X, potrebbe indicare qualcosa di già stabilito, o chissà, forse assegnato in modo irrevocabile dal destino. E come si vedrà in seguito, l'accesso all'Oratorio avverrà definitivamente durante gli anni 60 del novecento. L'ordine della demolizione venne formulato dal Patriarca di Venezia che aveva ottenuto in cambio, un altare per la nuova chiesa parrocchiale di S. Michele del Quarto. "E, che il materiale demolito" aggiunge il Cardinale "non sia adoperato per usi sordidi." L'altare completo di statua venne com'è noto devoluto alla parrocchia, ma la demolizione dell'Oratorio non fu mai eseguita. Perché? Quali progetti aveva Maria De Reali? Vediamo di capirlo seguendo gli eventi.
(4) L'istituzione della confraternita dell'abitino assumeva per la sua rilevanza dell'epoca, tutto il carattere di un possibile strumento di fede, le cui le maestranze della nobildonna aderivano attivamente.
Normalmente i partecipanti erano donne, giovani/e, e bambini accompagnati.
(5) Sono pure conservati dalla popolazione, i ricordi delle manifestazioni anni 60 del novecento: periodo in cui accaddero alcuni strani episodi e nello stesso tempo significativi. Non è possibile inserirli nell'attuale contesto.
D'altra parte ricordando un precedente tentativo dichiarato dal proprietario De Reali che per motivi di costi a debito, intendeva demolire l'Oratorio senza ottenere il fine preposto. Come del resto avvenne nel secondo, e anche nel terzo da un nuovo acquirente estraneo al paese.
Cos'è dunque che rende inattaccabile le mura dell'Oratorio? Perché tanta resistenza? Perché venne conservato in uno stato di utilizzazione religiosa?
(6) Il terzo tentativo venne progettato da un secondo proprietario durante gli anni sessanta del novecento la cui esecuzione com'e noto fallì. Per quanto riguarda il De Reali affermava più diplomaticamente: "che quell'Oratorio trovasi in deperimento tale da richiedere una spesa ingente, se lo si volesse restaurare, spesa alla quale non sarei tenuto e che diverrebbe inutile con l'erezione della mia chiesetta in Altino." (Il commento esprime la classica logica di chi intende abbatterlo stando fuori da qualunque indicazione e responsabilità.
Il tentativo di convincere il patriarca di Venezia e il parroco di S. Michele del Quarto, pare quindi secondo il commento De Reali, molto rivelatore, oltre che, ai motivi di costo a debito citati. E questo sarebbe il secondo tentativo del nobile possidente, il quale non poteva abbatterlo senza l'autorizzazione della chiesa.
(7) Non sono poi da sottovalutare gli attuali magazzini (Capannoni di Via Claudia Augusta) (06) nei quali durante il conflitto 1940/45/ contenevano in contiguità all'Oratorio strumenti di guerra. Ragione per cui la statua della Vergine (non è precisato se quella emersa da fondi agricoli oppure la recente (07) non avrebbe persuaso tale vicinanza secondo la popolazione residente in loco. Va rilevato oltre a ciò, l'opposizione degli abitanti al regime ritenuto insensibile sul piano affettivo. Va ricordato che l'Oratorio stava eretto presso la via Claudia Augusta.
(06) I capanni sopra citati e tuttora vigenti, erano dei veri e propri depositi d'armi tenuti in zona Franca dal Comando Fascista della 10^ Legione S. Marco in S. Michele del Quarto. (Località "Lagozzo" in via Claudia Augusta.
(07) - Non è chiaro se all'epoca esisteva ancora la statua iniziale. Ciò che si sa per certo, è che venne data alle fiamme in quanto ridotta in uno stato pietoso, perciò inservibile.
(8) In questo scenario che stava per esplodere, la vergine avrebbe fatto capire alla popolazione, che se l'uomo talvolta appare debole, altro non è per confondere i forti. Ciò che invece l'uomo disprezza, è soltanto per confondere i sapienti. (Cfr. 1 cor. 1.27 29)
E il sapiente di turno e duro avversario della cristianità, si concretizzò sul proprietario citato innanzi, il quale intendeva per la terza volta abbattere l'Oratorio, ma non vi riuscì. (Gli eventi relativi alle demolizioni accaddero in successione di tempo e persone diverse, cui l'ultimo possidente non era al corrente della richiesta del primo e neanche del secondo) Anche in questo caso come si vedrà al capitolo n° 14, l'intervento, per così dire Mariano, seguirà senza tentennamenti sino alla felice conclusione. Ovviamente è una valutazione personale calcolata in base ai risultati rilevati dopo il 1965/66, condivisi peraltro dalla cittadinanza. (Vedi al capitolo n° 14 su paragrafo: "Della Memoria")
(9) La realizzazione dell'Oratorio eretto lungo la Via Consolare è un mistero, se non avesse rappresentato in epoca costantiniana il libero transito ai Vescovi di Altino, agli evangelizzatori e la libertà di culto popolare. Ma anche al temporaneo passaggio degli adepti di Ario (Ariani) i quali decapitarono poco lungi dalla medesima via, i santi cristiani, Teonisto, Tabra, Tabrata. Pare dunque vi sia una forte analogia rapportabile agli omicidi e quindi alla realizzazione dell'Oratorio.
Del sacello d'altra parte si conosce soltanto la data della comparizione (1677) ma non il mese ed anno dell'edificazione, né quale si stata la finalità. E tuttavia considerando le continue successioni mariane in loco, se ne ricava un legame tra la Claudia Augusta eretta dai pagani romani e dal transito aumentato degli evangelizzatori cristiani. La corrispondenza dei fatti esiste, e ve ne sono molte altre.
(10) Nel XVIII sec. si tenevano i battesimi per le famiglie disagiate in quanto lontane 7 km dalla chiesa del vecchio S. Michele del Quarto. Vedi il battesimo di "Stefano Mantovan di Florindo". Di "Paulo Dovizioso di Antonio". "Di Marco Torietti di Vittorio". ecc. Tutti domiciliati lungo la Via Claudia Augusta.
(11) Peraltro, la Via Claudia Augusta venne transitata dopo la caduta di Roma, anche da S. Eliodoro primo Vescovo di Altino. Un transito sicuramente estraneo ai citati episodi, ma molto significativo per la presenza e contiguità del futuro Oratorio che all'epoca dell'Episcopo diretto a Treviso e d'intorni, non era neppure eretto.
(12) E non si può nemmeno parlare di casualità, se a fronte della Mensa d'Altare dell'Oratorio, oggi vi compare una lastra di marmo rosaceo incorniciato e tenuto ben saldo da rettangoli biancastri in pietra d'Istria. Il tutto venne eretto dai figlio del proprietario, (L'agnostico) a ricordo di quanto accadde durante gli anni sessanta del novecento. E ciò, in memoria della trasmigrazione della Madonna del Carmelo al sacello alla Casona.
(13) Riflettendo allora sulle molteplici coincidenze, partendo ovviamente dal nome Maria, ci troviamo dunque di fronte ad una moltitudine di eventi sicuramente circonstanziati tra loro, ma saldamente legati da un unico cordone ombelicale. (Aggiungerei anche per per pratica di fede)
Inizialmente, la fede futura che verrà, veniva evidenziata dall'emersione del ritrovamento mariano. In seguito dalla neonata Maria Maddalena sepolta a costa dell'altare, poi dai battesimi tenuti all'Oratorio, quindi dalla comparsa della seconda statua, sino alla confraternita dell'Abitino. E poi ancora, il progettato abbattimento dell'Oratorio (per ben tre volte) che non venne mai reso operativo. Da notare gli episodi di guerra degli anni quaranta, e la via consolare dove transitava col suo seguito, il vescovo Eliodoro. Unica via peraltro, collegata all'odierna via "Vecchia Trevigiana" diretta alla città di Treviso. Centro abitato nel quale all'epoca di Eliodoro dominavano i vescovi ribelli, i prelati ariani agli ordini del negazionista Ario. Tutti in opposizione alla cristianità dei vescovi di Altino.
(14) "ELIODORO D'AQUILEIA VESCOVO DI ALTINO, è una di quelle nobili figure di vescovi italiani, che nel bel mezzo del sec, IV, furono valenti campioni della fede contro l'arianesimo insidioso. Ardente di Carità nel sovvenire alle tante miserie da cui era aggravato il popolo, per le continue guerre e incursioni dei barbari...."
(Lettera di Ferdinando Apollonio arciprete della basilica di S. Marco in Venezia. (1910) Al reverendissimo don Cesare De Martin parroco in S. Michele del Quarto)
(15) Analizzati dunque i relativi legami e di tutto ciò cui eravamo a conoscenza, non parrebbero affatto corrispondere ad episodi occasionali separati peraltro uno dall'altro. Bensì a nostro avviso, sono la somma di eventi legati ad un fenomeno che doveva accadere e che alla fine si concretizzò. E per di più, regolato secondo costante frequenza e funzionalità.
Ebbene tutto questo e altro citato, ebbe termine durante gli anni sessanta del novecento in relazione al terzo abbattimento fallito. E da quel giorno iniziarono gli annuali cortei dedicati alla Madonna del Carmelo. Per quanto ci riguarda concludendo, ci troviamo di fronte ad una sequela di segni ed eventi di non facile comprensione. Tanto che in seguito ai numerosi episodi ritenuti giustamente insoliti, nacquero le inevitabili domande e dubbi. Vennero alla luce anche una moltitudine di appassionati credenti, di sognatori, diffidenti e idealisti. In ogni caso, è un bene che almeno se ne parli.
La Perenigrazio Mariana dell'agosto 1954
Ovvero, la maturità devozionale e la bellezza dell'annuncio.
In occasione dell'Anno Santo Mariano Festa del Carmine 1954, ebbe inizio domenica 8 agosto ad opera di Scattolin don Carlo, la "Perenigrazio Mariana". In un foglietto illustrativo distribuito a tutte le famiglie, segnalava gli itinerari, orari e giorni durante i quali si svolgeranno le processioni. Ad ogni tappa o sosta, la statua della Madonna verrà deposta per la notte per poi riprendere il corteo la sera dopo. (3) da qui si riprende l'iniziale enumerazione abbandonata sopra.
(3) - La statua della Madonna portata il processione durante la Perinigrazio è un dono della cittadinanza per la scuola materna in via di costruzione. Come prima sistemazione venne situata presso la vecchia abitazione della famiglia Boscolo, più nota come luogo nativo del commediografo altinate, Arnaldo Boscolo.
Foto d'archivio. Anno Mariano 1954. La statua della Madonna ebbe come prima collocazione il porticato di casa Boscolo. L'alloggio all'epoca era già stato ceduto dai proprietari alla parrocchia di Quarto d'Altino. Conclusi i lavori, la statua venne rimossa e riposta in un apposito altarolo eretto tra le mura del nuovo fabbricato. Per l'occasione la Vergine venne cinta alla capo da una corona regale e benedetta il 15 agosto 1954. Quella domenica pomeriggio festa dell'Assunzione, una moltitudine di persone calcava il recinto dell'asilo, la strada dinanzi (Via Roma) e l'intero condotto sino al distributore Caltex accanto la chiesa.
Le soste, le vie e i cognomi indicati dal parroco, sono oggi materia di ricerca per gli appassionati di storia locale. Sono invece oggetto di curiosità i titoli delle strade di origine popolare le quali in seguito assumeranno qualifiche appropriate dall'Azienda Comunale. Lo stesso procedimento verrà attuato per i percorsi privi di indirizzo o nominativo, particolarmente quelli in terra battuta. Anche i cognomi delle famiglie d'origine emigrate frattanto, trasferite o scomparse, sono divenute quasi una rarità. Vanno comunque ricordate.
Le date segnate in bleu sono riportate esattamente come don Scattolin le scrisse. Seguono alcune segnalazioni in neretto curate dal sottoscritto che, al corrente dei vecchi insediamenti, dei titoli stradali di allora e delle attuali modifiche, riporta il tutto nei termini odierni. Nel contesto delle tante notizie dovrebbe pure destare interesse ai parroci che verranno, apprendere i titoli delle vie di comunicazione dove ieri avevano luogo le processioni, oltre alla storia del Paese. Inutile poi ricordare la moltitudine delle frequentazioni Mariane vissute dal sottoscritto e che potrebbe affermare per la sua regolare presenza, non essere state da meno della "Perenigrazio Mariana".
(Le ricorrenze annuali sono riportate a seguito della Perenigrazio)
Quarto d'Altino, agosto 1954. Immagine ricordo del mese solenne dedicato all'Anno Mariano. Si notano in basso a destra due francobolli stampati dallo Stato ente poste italiane, per la solennità Mariana. Soggetti: Madonna del Perugino e la Pietà del Michelangelo. La figura di Maria di Nazareth è stata tagliata appositamente data l'ampia superfice della stessa locandina, fortemente desiderata dal Parroco Scattolin.
Dal foglietto illustrativo compilato
da Scattolin don Carlo
Domenica 8 agosto 1954 ore 4 pomeridiane: "Inizio processione con la nuova statua della Madonna dalla chiesa parrocchiale a S. Michele Vecchio". E' tuttora posizionata presso l'ingresso della scuola materna. Attualmente, anno 2016, compie 62 anni di presenza.
Lunedì 9 agosto ore 7.30 di sera: "Processione da S. Michele Vecchio (Palazzo Zorzi, Luogo in cui la statua trascorse la prima notte) sino alle Crete con la sacra immagine percorrendo la via sistemata da poco".
Lunedì 9 agosto ore 7.30 di sera: "Processione da S. Michele Vecchio (Palazzo Zorzi, Luogo in cui la statua trascorse la prima notte) sino alle Crete con la sacra immagine percorrendo la via sistemata da poco".
(La via "sistemata da poco" indicata dal parroco, non possedeva all'epoca della Perenigrazio (E neanche prima) nessun titolo di origine popolare tanto meno conferito dall'azienda comunale. In seguito divenne via Pascoli. Il corteo iniziava dalla piazzetta in S. Michele Vecchio, (palazzo Zorzi) proseguiva sull'attuale via Pasini, anch'essa allora priva di titolo, quindi per la "via sistemata da poco" sino alle Crete.
L'autostrada per Trieste aperta durante gli anni 60 del novecento, smembrò in due l'antica via senza nome, e deviandola dal corso originario prendeva il titolo di Via Pascoli e terminava in via Roma fronte Perencin.
Dalla divisione venne a prodursi un pezzo di terra inutilizzata dalla quale nacquero in zona S. Michele Vecchio alcuni fabbricati industriali. Diversamente l'odierna via Pasini, collegata all'epoca con la "via senza nome" s'immetteva a causa del taglio autostradale, sul recente rettilineo diretto a Casale sul Sile. (1965) Il resto dell'antica via ubicata in zona S. Michele Vecchio, scomparve del tutto.
Martedì 10 agosto ore 7.30 di sera: "Processione dalle scuole delle Crete ai capannoni di Via Claudia Augusta percorrendo vie interne sostando presso le famiglie Buso, Brentel e Bars, quindi sulla strada che conduce alla famiglia Bassetto". (I capannoni sono quell'agglomerato di depositi agricoli presenti sin dal primo conflitto mondiale presso l'Oratorio alla Casona. La statua della Madonna, venne sistemata presso l'abitazione del sig. Bassetto procedendo su carreggiate in terra battuta. Alle Crete esisteva una sezione scolastica dello Stato)
Mercoledì 11 agosto ore 7.30 di sera: "Processione dai capannoni incrociando la via Claudia Augusta transitando retro il cimitero, sino al sottopasso (Ferroviario) quindi via Marconi sino alla chiesa".
(La statua sostò per la notte sotto la tettoia interna del camposanto)
Giovedì 12 agosto ore 7.30 di sera: "Processione dal cimitero presso la famiglia Carlo Ceschel percorrendo la cosiddetta via Bassa".
Giovedì 12 agosto ore 7.30 di sera: "Processione dal cimitero presso la famiglia Carlo Ceschel percorrendo la cosiddetta via Bassa".
(Il sig. Carlo Ceschel proprietario dell'ex Molino addetto alla macinazione cereali, abitava in via Stazione. La Madonna dunque sostò presso l'abitazione del Ceschel in un apposito apparato scenico. Attualmente la citata via "Bassa" è dedicata a John Fitzgerald Kennedy.
Il titolo "Bassa" pare sia stato diffuso per la diversità di altitudine tra la Via C. Augusta chiamata anche Lagozzo, rispetto alla pianeggiante via "Bassa". Punto nel quale la "Bassa" incrociava appunto, la più alta Claudia Augusta. L'origine del titolo dovrebbe appunto provenire dalle due differenti sporgenze.
Il titolo "Bassa" pare sia stato diffuso per la diversità di altitudine tra la Via C. Augusta chiamata anche Lagozzo, rispetto alla pianeggiante via "Bassa". Punto nel quale la "Bassa" incrociava appunto, la più alta Claudia Augusta. L'origine del titolo dovrebbe appunto provenire dalle due differenti sporgenze.
La Claudia Augusta, ovvero la strada alta, venne in seguito rasa al suolo e deviata durante la costruzione della rete ferroviaria in direzione dell'attuale sottopasso.
Prima dell'apertura ferroviaria la cosiddetta via "Bassa", nota peraltro per la sua ristrettezza pari ad una carreggiata campestre, vi transitavano carri agricoli. Venne allargata come oggi si nota, per erigere il terrapieno della ferrovia durante l'anno 1870 circa.
Venerdì 13 agosto ore 7.30 di sera: "Processione dal Molino Ceschel alla chiesa parrocchiale. E' invitata tutta Via Stazione, la Piazza e Via S. Pio X". (Quella sera la via gremiva di gente, si notava infatti l'inizio del Corteo ma non era possibile scorgerne il termine. Compiaciuto don Scattolin dichiarava: "Grazie alla presenza della Madonna")
Sabato14 agosto dalle 6.30 mattina alle 7.30 di sera: "Ritiro Spirituale - Si terranno confessioni delle giovani dai 13 anni in su. Poi per i fanciulli sino ai 12 anni. Quindi predica e S. Confessioni per tutte le donne. Alle 7.30 di sera grande funzione in piazza e S. Confessioni per uomini. Vi sarà un decina di confessori".
Domenica 15 agosto - Assunzione di Maria Vergine - ore 4 pomeriggio. "La sacra immagine dell'Immacolata verrà collocata solennemente nel capitello presso l'asilo". (Da domenica 15 agosto 1954, la statua della Madonna veglia perennemente sui bambini della Scuola Materna di Quarto d'Altino)
Prima dell'apertura ferroviaria la cosiddetta via "Bassa", nota peraltro per la sua ristrettezza pari ad una carreggiata campestre, vi transitavano carri agricoli. Venne allargata come oggi si nota, per erigere il terrapieno della ferrovia durante l'anno 1870 circa.
Venerdì 13 agosto ore 7.30 di sera: "Processione dal Molino Ceschel alla chiesa parrocchiale. E' invitata tutta Via Stazione, la Piazza e Via S. Pio X". (Quella sera la via gremiva di gente, si notava infatti l'inizio del Corteo ma non era possibile scorgerne il termine. Compiaciuto don Scattolin dichiarava: "Grazie alla presenza della Madonna")
Sabato14 agosto dalle 6.30 mattina alle 7.30 di sera: "Ritiro Spirituale - Si terranno confessioni delle giovani dai 13 anni in su. Poi per i fanciulli sino ai 12 anni. Quindi predica e S. Confessioni per tutte le donne. Alle 7.30 di sera grande funzione in piazza e S. Confessioni per uomini. Vi sarà un decina di confessori".
Domenica 15 agosto - Assunzione di Maria Vergine - ore 4 pomeriggio. "La sacra immagine dell'Immacolata verrà collocata solennemente nel capitello presso l'asilo". (Da domenica 15 agosto 1954, la statua della Madonna veglia perennemente sui bambini della Scuola Materna di Quarto d'Altino)
Foto d'archivio. A destra si nota casa Boscolo corredata di terrazzo, dove a piano terra venne inizialmente collocata la Vergine. Vedi il fabbricato in fase conclusiva. L'interno è ancora provvisorio.
In seguito, quando l'alloggio dei Boscolo venne abbattuto, la statua fu sistemata tra le mura del nuovo edificio, fronte via Roma.
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Le annuali ricorrenze
Una presenza viva nella società
Dopo l'anno Santo Mariano rimanevano ancora da celebrare alcune importanti festività corredate da processioni più o meno brevi. Iniziarono durante gli anni 40 e proseguirono oltre i 50 del novecento. Si dipartivano dalla chiesa alle località segnalate e nelle forme sotto indicate. Gli appunti colorati in blu rapportati ai cortei, sono di Scattolin don Carlo. Seguono le note esplicative curate dal sottoscritto.
Corpus Domini - Corteo sino a casa Santella e rientro. (La casa colonica Moro detto Santella è situata presso la storica strada di origine romana diretta a S. Michele Vecchio: prima casa a sinistra fronte Sile dopo Perncin. La strada per Casale sul Sile è viceversa posizionata a sud di casa Santella e, (Santea in dialetto) all'epoca delle ricorrenze non esisteva. Venne aperta nel 1965)
Venerdì Santo - sino a casa Scroccaro e ritorno. (La famiglia colona dal cognome Scroccaro si stanziava lungo la Via Claudia Augusta. Attualmente il casato pare sia scomparso, rimane il domicilio)
Ognisanti - sino al cimitero nuovo e rientro in chiesa. (Dalla chiesa per via G. Marconi sino al cimitero nuovo e rientro. L'indicazione del parroco circa il nuovo cimitero, dimostra che i resti inumati nel vecchio camposanto, sono già stati riesumati e trasportati nel recente.
Corpus Domini - Corteo sino a casa Santella e rientro. (La casa colonica Moro detto Santella è situata presso la storica strada di origine romana diretta a S. Michele Vecchio: prima casa a sinistra fronte Sile dopo Perncin. La strada per Casale sul Sile è viceversa posizionata a sud di casa Santella e, (Santea in dialetto) all'epoca delle ricorrenze non esisteva. Venne aperta nel 1965)
Venerdì Santo - sino a casa Scroccaro e ritorno. (La famiglia colona dal cognome Scroccaro si stanziava lungo la Via Claudia Augusta. Attualmente il casato pare sia scomparso, rimane il domicilio)
Ognisanti - sino al cimitero nuovo e rientro in chiesa. (Dalla chiesa per via G. Marconi sino al cimitero nuovo e rientro. L'indicazione del parroco circa il nuovo cimitero, dimostra che i resti inumati nel vecchio camposanto, sono già stati riesumati e trasportati nel recente.
Una possibile datazione sul passaggio del corteo ci porta dopo il 1940: anno della riesumazione)
Defunti - al cimitero vecchio e ritorno. (Si trova in località S. Michele Vecchio presso l'antica casa canonica tuttora eretta ma non operante. Nelle immediate circostanze c'era il camposanto e la chiesa. In seguito venne abbattuta per l'erezione della canonica. Vedi su capitolo n°1.
Defunti - al cimitero vecchio e ritorno. (Si trova in località S. Michele Vecchio presso l'antica casa canonica tuttora eretta ma non operante. Nelle immediate circostanze c'era il camposanto e la chiesa. In seguito venne abbattuta per l'erezione della canonica. Vedi su capitolo n°1.
Il parroco Scattolin, tenendo molto alla ricorrenza dei defunti, si recava ogni anno in processione al vecchio cimitero prevedendo vi fossero casualmente rimasti ossa disperse. E durante alcune arature ne emersero molte. Vennero trasportate nel nuovo ossario.
Madonna del Rosario - Sino alla famiglia Zavan e ritorno.
(Corteo sino al Palazzo Zorzi detto il Tribunale, luogo nel quale abitava la famiglia Zavan e i relativi natali del sottoscritto. Sul Terrazzino del cosiddetto Tribunale, il celebrante don Scattolin si rivolgeva a viva voce ai fedeli, illustrando pubblicamente la Mistica bellezza di Maria Madre di Gesù, esortandoli a ricorrere con fiducia alla sua intercessione)
Madonna del Rosario - Sino alla famiglia Zavan e ritorno.
(Corteo sino al Palazzo Zorzi detto il Tribunale, luogo nel quale abitava la famiglia Zavan e i relativi natali del sottoscritto. Sul Terrazzino del cosiddetto Tribunale, il celebrante don Scattolin si rivolgeva a viva voce ai fedeli, illustrando pubblicamente la Mistica bellezza di Maria Madre di Gesù, esortandoli a ricorrere con fiducia alla sua intercessione)
Da allora, nessun altro parroco (Se si esclude Fassina don Gianni) si recò in processione presso il palazzo quattrocentesco appartenuto alla nobile fam. Zorzi. Luogo nel quale, i rispettivi vescovi di Torcello in visita a S. Michele del Quarto venivano col suo seguito, ospitati per la notte.
S. Antonio da Padova. (Dalla chiesa alla Stazione ferroviaria sino al ponte sul Sile)
Scattolin don Carlo
e la confraternita del Carmelo.
S. Antonio da Padova. (Dalla chiesa alla Stazione ferroviaria sino al ponte sul Sile)
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Scattolin don Carlo
e la confraternita del Carmelo.
Il 9 dicembre 1942 Scattolin don Carlo, nel pieno del secondo conflitto mondiale scriveva alla Curia Patriarcale di Venezia ricordando che nella sua parrocchia si trova canonicamente eretta da secoli, la confraternita della Beata Vergine del Carmelo la cui festa per antichissima consuetudine si celebrava la IV domenica di luglio. E implorando la grazia al Patriarca Card. Piazza, chiedeva di celebrare in quella stessa domenica la Messa Solenne alla Beata Vergine del Carmelo. L'autorizzazione giunse il 10 dicembre 1942 e, da quella data vennero avviate le celebrazioni. (4)
(4) - Non si confonda la confraternita del Carmelo con l'erezione della festa del Carmine richiesta da don Scattolin. La confraternita è un'associazione di laici riconosciuta dall'autorità ecclesiastica avente per fine pratiche di carità, pietà e culto. Tutt'altra cosa è la funzione religiosa dedicata alla Madonna del Carmelo. La richiesta di Scattolin don Carlo, aveva pertanto un fondamento, e un disegno programmato ben definito. Al corrente che in tempi antichi si celebrava la Madonna del Carmelo nella chiesa di S. Michele Vecchio desiderava perciò ripristinarla nella chiesa recente. Non si conosce l'anno o il periodo in cui anticamente venne dismessa.
(4) - Non si confonda la confraternita del Carmelo con l'erezione della festa del Carmine richiesta da don Scattolin. La confraternita è un'associazione di laici riconosciuta dall'autorità ecclesiastica avente per fine pratiche di carità, pietà e culto. Tutt'altra cosa è la funzione religiosa dedicata alla Madonna del Carmelo. La richiesta di Scattolin don Carlo, aveva pertanto un fondamento, e un disegno programmato ben definito. Al corrente che in tempi antichi si celebrava la Madonna del Carmelo nella chiesa di S. Michele Vecchio desiderava perciò ripristinarla nella chiesa recente. Non si conosce l'anno o il periodo in cui anticamente venne dismessa.
I diplomi" Carmelitani" e l'emersione casuale.
Si tratta di documenti ufficiali probanti l'erezione a Quarto d'Altino della Beata Vergine del Carmelo.
I diplomi Carmelitani, vennero richiesti e ottenuti dal rev. Scattolin don Carlo il 6 agosto 1942 e, 74 anni dopo, (2016) vennero inviati a Venezia dal recente parroco in quanto non avrebbe inteso dal contenuto in latino, l'utilizzazione degli atti. Quasi un secolo dopo l'emanazione in parrocchia di Quarto, vennero ritrovati appesi alle mura della soffitta sopra la sacrestia. Creduti smarriti da tempo, non si conosceva al momento cosa avessero rappresentato, ma dopo una breve osservazione non ebbi alcun dubbio sul loro significato. Si trattava infatti dei diplomi in pergamena concessi al parroco Scattolin dal Padre Generale dei Carmelitani il cui contenuto risultava scritto in lingua latina.
Tale richiesta ad opera del parroco Scattolin per mezzo del Card. Piazza Patriarca di Venezia, otteneva nel 1942, la concessione per l'erezione della Beata Vergine del Carmine tramite i due diplomi. In seguito come citato vennero custoditi nel solaio della sacrestia in due ampi supporti vetrati a forma rettangolare. Impreziositi da ornamenti e fregi antichi (5) indicavano le indulgenze plenarie unite alla concessione.
Va ricordato a questo punto, che il parroco Scattolin aveva tutta l'intenzione d'indurre la popolazione dell'allora S. Michele del Quarto, a solennizzare la Madonna del Carmelo presso l'Oratorio di Via Claudia Augusta di proprietà della contessa Maria De Reali. E ben poche persone all'epoca ne erano al corrente.
Documenti ufficiali richiesti dal parroco Scattolin don Carlo probanti l'erezione della Beata Vergine del Carmelo, solennizzata presso l'Oratorio alla Casona di via Claudia Augusta.
Quarto d'Altino implora la restituzione.
(5) Le pergamene originali compilate in lingua latina vennero inviate a Venezia nel mese di Agosto 2016, scopo tradurle in lingua italiana. Si spera ovviamente la restituzione nel più breve tempo possibile, in quanto la parrocchia di Quarto d'Altino tende oramai da tempo, a privarsi dei propri gioielli storici eliminando le prove documentali. (Si veda per esempio l'enorme cornice dorata donata da Pio X alla chiesa di Quarto d'Altino)
I diplomi frattanto vennero riprodotti dal sottoscritto che temendo andassero perduti, li duplicò in formato originario. Le riproduzioni andranno così a testificare l'esclusiva proprietà della parrocchia di Quarto d'Altino che a fronte di un'eventuale sottrazione o smarrimento, ricadrebbe com'è ovvio, sul parroco dell'epoca che depositò gli storici gioielli a Venezia.
I duplicati sono stati riprodotti in data 30 luglio 2016 e conservati dallo scrivente a memoria della lodevole impresa di Scattolin don Carlo. Dall'eroica azione prodotta dall'emerito parroco (ora scomparso) venne poco dopo istituita la solennità del Carmine presso l'Oratorio "Alla Casona", (In via Claudia Augusta) In seguito venne istituito e iniziato l'annuale corteo, tuttora in vigore e molto frequentato.
Se dunque a S. Michele del Quarto si celebrava in antico e per antichissima consuetudine la Messa Solenne alla Vergine del Carmelo, si potrebbe anche ipotizzare che nello stesso giorno e periodo, si celebrasse anche la sagra paesana. Le sagre nell'antichità infatti, si celebravano sui sagrati delle chiese cristiane da cui proviene il termine sagra.
Non va esclusa pertanto, l'ipotesi per la quale il parroco avesse avuto come prospettiva oltre alla festa, anche il reinserimento della sagra locale durante la quarta settimana di luglio. Stesso mese durante il quale si festeggiava per antica consuetudine la Madonna del Carmelo, ma che a causa delle recenti disposizioni canoniche, venne anticipata al giorno 16. Ricorrenza per la quale, l'attuale processione diretta all'Oratorio alla Casona, venne prevista e avviata da Scattolin don Carlo.
Le sagre comunali e lo stupore delle processioni.
Per quanto riguarda l'antica fondazione, non esiste al momento nessun documento probante, tranne la solennizzazione del Carmelo cui don Scattolin, secondo quanto egli stesso sintetizza, avrebbe voluto abbinarla alla festa del paese. D'altra parte è oramai certa che la stessa fondazione dell'annuale sagra corrisponde ed è perfettamente identica (stessa medesima) a quella di antica istituzione. Addirittura ne sono stati conservati abitudini e regolamenti sino al settembre 1986, non esclusi i fuochi artificiali, con i quali, secondo quanto si è appreso dalla storica manifestazione, sarebbero continuati sino all'epoca attuale. Datazione per la quale la festa, causa la morte prematura di Enrico Ceschel, venne soppressa e in seguito spostata al mese di settembre in comunione col Santo Patrono. Mese nel quale vennero dismessi anche i fuochi artificiali.
Durante i festeggiamenti del Carmine (in S. Michele Vecchio) si usava in antico produrre fragori e scoppi con effetti luminosi e calorici. Venivano riproposti fedelmente anche durante le visite pastorali, per quanto meno spettacolari delle solennizzazioni del Carmelo. Le processioni dirette sino alla piazzetta del centro cittadino (6) avvenivano al suono ininterrotto delle campane e con grande partecipazione di popolo. I lumi di cera, le torce impregnate di resina e i fanali, irradiavano l'incedere del prelato che sotto l'ombrello liturgico procedeva impugnando il Santissimo o il Santo Rosario.
Durante i festeggiamenti del Carmine (in S. Michele Vecchio) si usava in antico produrre fragori e scoppi con effetti luminosi e calorici. Venivano riproposti fedelmente anche durante le visite pastorali, per quanto meno spettacolari delle solennizzazioni del Carmelo. Le processioni dirette sino alla piazzetta del centro cittadino (6) avvenivano al suono ininterrotto delle campane e con grande partecipazione di popolo. I lumi di cera, le torce impregnate di resina e i fanali, irradiavano l'incedere del prelato che sotto l'ombrello liturgico procedeva impugnando il Santissimo o il Santo Rosario.
Nel 1699 per esempio, il vescovo di Torcello veniva accolto con grande festosità dalla popolazione. (di S. Michele Vecchio) Al trionfo cittadino si associavano i suoni delle campane, dei falò, dei fuochi ricavati artificialmente e i boati dei mortai.
L'incaricato mortaista che da anni ricopriva tale ruolo, assumeva a causa dell'annuale compito, il soprannome "Martorel". L'etichetta ricadeva com'era ovvio all'epoca, sull'intera famiglia, sui fratelli e parenti, discendenti compresi, alcuni dei quali conservano tuttora il termine. (7)
(6) E' l'attuale piazza situata fronte il palazzo Zorzi detto il "Tribunale". Sul medesimo luogo venivano rievocate mezzo tendoni ricoperti, serate danzanti di antica memoria durate sino agli anni 50 del novecento. Durante il conflitto mondiale 1940/45/, vennero temporaneamente sospese in quanto il regime proibiva le danze durante la guerra in corso. Dopo il conflitto ripresero.
(7) Dagli archivi sono apparsi ad opera del parroco Scattolin, alcuni scritti su cui è registrata la somma di lire cento consegnata: "per lavoro manuale in chiesa al sig. Martorel". In realtà la definizione "Martorel" non corrisponde al cognome autentico della persona, bensì al titolo originato dagli scoppi di Mortaio esercitati un secolo prima. Non a caso evitiamo citare il nome del lavoratore.
Un secondo documento datato 26 luglio 1868 compilato dal parroco don Giovanni Antonio Venerandi, il quale, in occasione della festa del Carmine scrive: "Oggi a S. Michele del Quarto si solennizza Maria Vergine sotto il titolo del Carmine. Vi saranno un numero sufficiente di Sante Messe, quella maggiore delle ore 10 in doppio coro. Alle ore tre pomeriggio i Santi Vesperi cantati, la processione accompagnata dalla Guardia Nazionale e da voci strumentali. Per ultimo il bacio della Reliquia e i fuochi d'artificio eterneranno la festa. Il fragore ci avvisa, l'archibugiata ci chiama, orsù accorriamo a visitare la nostra cara Madre Maria".
Il differimento della sagra.
Lo strepito, i frastuoni, i rumori, i cori e i canti uniti alla Guardia Nazionale (Gli addetti alla vigilanza, i vigili attuali) i fuochi d'artificio, razzi e scoppi di mortai uniti all'assemblea festante, segnarono coll'andare del tempo, la nascita della più moderna sagra locale. La gioia dello stare insieme seguitò ancora per lungo tempo, esattamente sino al 1984, anno in cui la sagra venne interrotta a seguito della tragica morte di Enrico Ceschel.
L'incidente e la scomparsa di Enrico.
L'incidente e la scomparsa di Enrico.
Di soli 13 anni- 27/02/1971/ + 02/08/1984/
Giunti a questo punto, sarebbe del tutto irriverente ignorare la dolorosa vicenda vissuta dalla famiglia Ceschel. Né l'incidente mortale sarebbe da collegare all'imprudenza del ragazzo, per quanto possa valere il nostro giudizio, bensì alla vitalità e immaturità comune a tutti i ragazzi della loro età. All'incidente sarebbe anche subentrato la fatalità o meglio quel destino decisivo che raccoglie l'insieme imponderabile di cause per le quali si ritiene, abbiano determinato l'evento. Una fatalità e una sorte dunque, discesa improvvisa e tanto veloce che nemmeno la provvidenza avrebbe potuto evitare.
Giunti a questo punto, sarebbe del tutto irriverente ignorare la dolorosa vicenda vissuta dalla famiglia Ceschel. Né l'incidente mortale sarebbe da collegare all'imprudenza del ragazzo, per quanto possa valere il nostro giudizio, bensì alla vitalità e immaturità comune a tutti i ragazzi della loro età. All'incidente sarebbe anche subentrato la fatalità o meglio quel destino decisivo che raccoglie l'insieme imponderabile di cause per le quali si ritiene, abbiano determinato l'evento. Una fatalità e una sorte dunque, discesa improvvisa e tanto veloce che nemmeno la provvidenza avrebbe potuto evitare.
L'evento mortale dal quale venne avviata la nascita della "Festa S. Michele"
D'altra parte non è altrettanto possibile rimanere nel vago dubitando che la morte del giovane non abbia favorito la nascita della festa S. Michele. Il legame esiste ed è innegabilmente provato dal vuoto lasciato dalla sagra. Un vuoto nel quale la morte di Enrico è stato purtroppo il severo annuncio della ricorrenza realizzata più tardi dai parroci.
Una solennità come afferma don Scattolin, che per "antichissima consuetudine si celebrava la IV^ domenica di luglio".
Altra questione invece riguarda i sacerdoti succeduti al dolore della famiglia, che ignari o non conoscendo a fondo la tragedia del piccolo Enrico, non ne fecero per tale ragione collegamento alcuno.
E dopo il tragico fatto, durante il quale la memoria collettiva iniziò a spegnersi, si estinse come tutte le cose che stanno nell'ordine del genere umano, anche il ricordo. Ed è perciò, che si è volutamente tenuto acceso, un lumicino di memoria.
Trentadue anni dopo la sventura di ieri, si ripropone oggi in tutta la severità della circostanza attuale, con la quale viene commemorato a mezzo dell'annuale libretto parrocchiale, la scomparsa del piccolo Enrico. (8)
Trentadue anni dopo la sventura di ieri, si ripropone oggi in tutta la severità della circostanza attuale, con la quale viene commemorato a mezzo dell'annuale libretto parrocchiale, la scomparsa del piccolo Enrico. (8)
Ricordarlo soltanto a parole sarebbe come scrivere senza l'inchiostro tramite cui, non vi sarebbe sortito nulla di equanime, né d'indicativo tanto meno di memoria. Mi è parso dunque, fosse stato più giusto in alternativa al passato, far celebrare una messa sollecitata dalla stessa parrocchia e dedicarla in suffragio di Enrico. Ecco, forse questa sarebbe una soluzione, non unica certo, ma corretta e apprezzabile. E cosi è stato fatto.
Ora Enrico dall'alto dei cieli saprà distribuire angelo tra gli angeli, il proprio aiuto a tutti i ragazzi vivaci della sua età. Confortato dagli sguardi intimi del Padre Celeste che sa riconoscere essere sua creatura, può da ora e per sempre, suggerire e proteggere ogni ragazzo da qualunque pericolo. Situazione per la quale ahimè, la ruggente modernità dei tempi continua purtroppo indifferente e senza condizioni, ad imporsi sulle fragilità e sulle azioni cognitive dei giovani.
(8) Il presente testo autografo curato del sottoscritto non venne mai come annunciato, pubblicato dalla parrocchia. I motivi ci sono ignoti. Rimarrà comunque come testimone di un evento doloroso riemerso nell'anno 1998, da una memoria tormentata.
Bonesso Alfio Giovanni
Aprile 2016
(P.S) La Santa Messa in suffragio ad Enrico venne celebrata da don Gianpiero Lauro martedì 2 Agosto 2016, ore 18.30. Non mancò al termine della cerimonia un grazie sentito dei genitori al promotore della S. Messa.
Fine capitolo decimo
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